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L'OSPITEScuola, lavoro e società

19.09.14 - 15:35
Martino Rossi, economista, consigliere comunale Lugano
Scuola, lavoro e società
Martino Rossi, economista, consigliere comunale Lugano

Permettere ai genitori di affidare i figli alla scuola dell’infanzia ed elementare anche nell’ora del pranzo e fino alla conclusione della giornata lavorativa è uno dei punti forti dell’iniziativa popolare “Aiutiamo le scuole comunali”.

Non si tratta di un obbligo, ma di un’opportunità offerta ai genitori che ne hanno bisogno per conciliare gli orari scolastici e quelli del lavoro fuori casa. Questi servizi sono presenti in modo diseguale in Ticino: ciò rappresenta una disparità di trattamento da superare.

 

Il consenso dovrebbe essere pacifico, ma non è così.

Alcuni pensano ancora che le donne non debbano lavorare fuori casa. È una visione superata dai fatti: in Svizzera quasi 8 donne su 10 sono attive professionalmente, per lo più a tempo parziale. Ma neppure il tempo parziale permette sempre di conciliare gli orari di lavoro e quelli della scuola. Le soluzioni private (nonni per esempio) non sono sempre disponibili: la mobilità geografica allontana sovente genitori e nonni. Ci sono poi numerose famiglie con un solo genitore: per questi un’attività remunerata è vitale e per loro è ancora più difficile conciliare gli orari e trovare soluzioni private.

 

Ma vi è anche un interesse di tutti a permettere una quota elevata di persone attive, uomini e donne. Questo è dato da un fenomeno sovente evocato, ma sottovalutato: l’invecchiamento demografico, che comporta la riduzione importante del numero di attivi (che versano i contributi all’AVS) rispetto a quello dei pensionati (che ricevono le rendite). Oggi, 3,5 attivi per 1 pensionato, nel 2030, 2,2, nel 2050, 1,9. Senza riforme, il peso della previdenza vecchiaia graverà in futuro su un numero sempre minore di persone e ciò fa problema: fra le riforme necessarie, anche quelle che rendono meno complicato conciliare i compiti genitoriali e quelli professionali.

È pure interesse di tutti che i costosi investimenti nella formazione scolastica, professionale, universitaria di uomini e donne siano poi valorizzati anche per creare reddito e, quindi, pagare imposte e contributi sociali.

 

Voglio ricordare, infine, che nella mia città, Lugano, si sono fatti passi importanti per le mense, i doposcuola e l’orario prolungato nelle scuole dell’infanzia. Tuttavia, complice la crisi finanziaria, il Municipio ha cercato di fare marcia indietro. Su proposta del mio gruppo politico (PS), il consiglio comunale all’unanimità ha però ingiunto al municipio di andare fino in fondo, assicurando a tutti i bambini e genitori la possibilità di accesso a quei servizi para-scolastici. È un investimento che avrà un rendimento importante in termini di disponibilità di personale qualificato, di reddito creato, d’imposte e contributi sociali pagati. Se l’iniziativa in votazione fosse accolta, la città beneficerebbe di una boccata d’ossigeno. Circa il 20% dei costi di quei servizi sarebbero assunti dal Cantone: per Lugano si tratterebbe di quasi 1 milione di fr./anno che, di questi tempi, sono più che mai preziosi.

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