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L'OSPITECassa malati unica, nessun limite all'accesso alle cure

07.09.14 - 11:05
Pietro Gianolli, Segretario sindacale SEV
Cassa malati unica, nessun limite all'accesso alle cure
Pietro Gianolli, Segretario sindacale SEV

Leggendo gli interventi di alcuni politici borghesi e scorrendo le inserzioni sui giornali e i manifesti che tappezzano i bordi delle strade che sostengono il No alla cassa malati unica, mi viene da chiedermi se si riferiscono proprio alla votazione del prossimo 28 settembre. Tutti parlano di minacce alla libertà di scelta e di imposizioni dello Stato, quasi vivessimo una situazione in cui ognuno è libero di decidere come tutelarsi dalle conseguenze finanziarie di una malattia.

 

La realtà è un’altra: del 1994 in Svizzera vige un sacrosanto obbligo di assicurarci per le spese di cura. La legge sull’assicurazione malattie non solo ci impone questo passo, ma ci dice anche come dobbiamo farlo, tramite un catalogo molto preciso delle prestazioni coperte, che è assolutamente uguale per tutte le assicurazioni.

 

Quello che la legge non dice, evidentemente, è la misura in cui saremo costretti a far capo alle prestazioni assicurate. Questo è probabilmente il problema principale nella sua applicazione: la necessità di compensare tra i vari assicuratori la differenza di oneri derivante dal fatto di avere tra i propri assicurati un maggior numero di potenziali ammalati. La legge prevede pertanto un fondo di compensazione dei rischi, i cui meccanismi sono però evidentemente di difficilissima definizione.

 

Il secondo problema di applicazione di questa legge sono le riserve che le assicurazioni sono chiamate a costituire e a garantire per ogni assicurato, senza però doverle riconsegnarle in caso di cambiamento di assicurazione, come invece avviene nelle casse pensioni. È un problema ben noto nel nostro cantone dove, nonostante i premi elevati, le assicurazioni hanno accumulato riserve eccessive, senza che adesso si riesca a definire un meccanismo soddisfacente per retrocedere quanto pagato in troppo agli assicurati. Il che la dice lunga sull’efficienza con la quale le casse malati gestiscono il meccanismo.

 

La terza difficoltà della Lamal viene dal fatto che gli stessi assicuratori offrono, oltre all’assicurazione di base, anche assicurazioni complementari basate sul diritto privato, che quindi non sottostanno a vincoli particolari e permettono di conseguire utili. In questo ambito, l’interesse ad assicurare persone potenzialmente sane è ancora più evidente. Sono però poche le persone che suddividono la copertura assicurativa di base, obbligatoria, da un’eventuale assicurazione complementare, considerate tutte le varianti possibili offerte da e le complicate scelte che ne derivano. Ecco perché e assicurazioni si assumono dispendiose campagne che comprendono anche l’assicurazione di base. Cambiare anche quest’ultima comporta però oneri non indifferenti, che vanno a gravare sul sistema.

 

Il cambiamento proposto dalla votazione del 28 settembre riguarda proprio queste tre difficoltà: una cassa malati unica per l’assicurazione di base renderà superfluo il meccanismo di compensazione dei rischi, semplificando tutto il sistema, come pure la costituzione di riserve eccessive e garantirà una trasparenza assoluta nella gestione delle prestazioni, suddividendole in modo netto da quelle erogate dalle prestazioni complementari.

 

La votazione del 28 settembre, invece, non toccherà la struttura del sistema sanitario, quindi l’erogazione delle cure, né limiterà l’accesso alle stesse. Per questo, io voterò di SI alla cassa malati pubblica.

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