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L'OSPITEUn gradino più su

21.11.16 - 14:32
Il comitato referendario contro la trasformazione delle AIM in SA
Ti Press
Un gradino più su
Il comitato referendario contro la trasformazione delle AIM in SA

Ne abbiamo sentite delle belle, dopo l’annuncio del lancio del referendum da parte di un comitato referendario, che non comprende solo esponenti dei Verdi e di Insieme a Sinistra. Più che scontato, pure comprensibile e persino legittimo, che i sostenitori della trasformazione delle AIM in SA prendano posizione contro il referendum. Ne hanno facoltà e diritto.
Ci sono però un paio di considerazioni che come comitato referendario desideriamo esprimere. Cominciamo dal comunicato stampa dei PPD che citiamo rigorosamente: «Nel rispetto della democrazia diretta ci permettiamo invitarvi a non firmare e a non fare firmare il referendum». Nel rispetto della democrazia diretta? Ma quale democrazia diretta? Quella che non vuole che la popolazione possa esprimersi su un dossier tanto importante per la città? Se il PPD si fosse limitato a invitare a non sostenere il referendum, lo avremmo accettato perché fa parte del confronto politico. L’altra chicca, in ordine di tempo, è firmata dal PLR, che ha per molto tempo contrastato l’operazione poiché unicamente dettata da meri motivi finanziari e contabili. Nel comunicato stampa, scrive che la trasformazione in SA delle AIM: «è un atto civico dovuto anche in virtù della situazione economica attuale della città. La
riuscita del referendum andrebbe a mettere in discussione equilibri sociali consolidati, gli stessi equilibri tanto cari a chi ha organizzato la raccolta delle firme contro la trasformazione delle AIM in SA». Non capiamo bene che cosa significhi un “atto civico dovuto”. Ma tant’è. Apprendiamo invece con stupore – ma anche con piacere – che in questo caso specifico i liberali si preoccupano per “gli equilibri sociali consolidati” tanto cari ai referendisti. Bene, vorrà dire che nel prossime battaglie potremo contare su questa sensibilità. E li aspetteremo alla prova dei fatti.

Giova tuttavia ricordare, tanto per mettere un paio di puntini sulle i, che è stata la sinistra a suggerire, insieme alle forze sindacali, di elaborare un contratto collettivo di lavoro (CCL) per i/le dipendenti delle AIM. E dunque a preoccuparsi fattivamente “degli equilibri sociali”. Ed è stata ancora la sinistra a pretendere che nel dispositivo del messaggio ci fosse l’obbligo di contrarre un CCL. Se ne facciano una ragione anche i PPD.
In cauda venenum, non ci resta che citare il comunicato della Lega dei Ticinesi/indipendenti/UDC che ci accusa di raccontare “frottole”. Citiamo il comunicato: «[il referendum] non dà il diritto ai promotori di raccontare cose non vere». Nell’argomentario minimo che accompagna il referendum – che con grande trasparenza abbiamo subito inviato alla cancelleria di Mendrisio - non c’è una sola cosa non vera.
Ci sono delle opinioni e delle visioni che sono in contrasto con quelle della maggioranza del Consiglio comunale e del Municipio, ed è ben per questo che abbiamo lanciato un referendum, peraltro sostenuto da più parti. C’è un’idea di servizio pubblico diversa da quella della maggioranza, per la quale siamo pronti a lottare con onestà e lealtà.

Il confronto politico, anche aspro, ci sta tutto. Meno, ma molto meno, l’attribuzione di menzogne al Comitato referendario o l’accusa - ridicola – di non preoccuparci del benessere del personale. Personale che sarà assoggettato ad un CCL se le AIM dovessero diventare una SA. Ma che continuerà ad essere tutelato dal ROD (Regolamento Organico dei dipendenti) - ieri come oggi - se le AIM dovessero rimanere municipalizzate.
Auspichiamo che il livello del confronto sia un gradino più su, evitando di squalificare quelle persone che fanno legittimamente uso dell’arma del referendum per sostenere una causa in cui credono. 

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