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L'OSPITECannabis: La svolta dell’ONU sulla scia delle Americhe

29.10.16 - 13:55
Sinue Bernasconi, già Vicepresidente GLRT - Niccolò Bordogna, Consigliere comunale Mendrisio e Vicepresidente GLRT
Cannabis: La svolta dell’ONU sulla scia delle Americhe
Sinue Bernasconi, già Vicepresidente GLRT - Niccolò Bordogna, Consigliere comunale Mendrisio e Vicepresidente GLRT

Ogni anno in Svizzera vengono consumate fino a 60 tonnellate di cannabis, per un giro d’affari complessivo di circa un miliardo di franchi. Cifre che lasciano basiti se pensiamo che questo stupefacente è proibito dal 1951 (LStup). Ancor più sorprendente è la costatazione che nei Paesi proibizionisti il consumo di cannabis sia uguale (e in taluni casi addirittura superiore!) rispetto alle realtà che hanno preferito la via della regolamentazione. Ad esempio, in Olanda, dove il consumo è tollerato da decenni, il tasso di fumatori di cannabis è inferiore rispetto a paesi in cui vige il proibizionismo, come Francia o Svizzera. Anche in Uruguay, paese che ha depenalizzato il consumo di qualsiasi sostanza stupefacente già nel lontano 1974, la prevalenza dei consumatori di cannabis non è superiore a quella dei paesi proibizionisti. Queste osservazioni suggeriscono che non vi sia, come invece si potrebbe intuitivamente arguire, una correlazione negativa (nella sua accezione statistica) tra severità della legge e tasso di consumatori. La regolamentazione, la via di mezzo tra proibizione e liberalizzazione, parrebbe dunque essere una strada interessante da approfondire.
Cosa prevede questa regolamentazione, da molti squadrata con malcelata diffidenza? Nulla di nuovo in realtà. Tramite una serie di leggi lo Stato definirebbe chi (e in quali circostanze) potrebbe produrre, vendere e accedere alla cannabis. Si gestirebbe dunque questa sostanza alla stregua di come già oggi si gestiscono altre sostanze pericolose, come alcolici, tabacco, farmaci e veleni. Molti Stati, soprattutto americani, stanno gradatamente allentando la morsa proibizionista, regolando l’accesso alla cannabis terapeutica e ricreativa. Limitandoci alla sola cannabis ricreativa, il prossimo 8 novembre, in concomitanza con le presidenziali, il numero di Stati USA in cui la cannabis è legale potrebbe raddoppiare, passando da 5 a 10.

I sondaggi danno in vantaggio gli antiproibizionisti. Un’orda di pazzi irresponsabili ’sti Americani? Assolutamente no, visto che questo consenso popolare è nato sulla scorta delle conclusioni delle più eminenti commissioni di esperti, le quali hanno sottolineato che lasciando il mercato della cannabis in mano al crimine organizzato si obbligano, de facto, i consumatori a stabilire una relazione diretta col mondo criminogeno dello spaccio, il quale ha tutto l’interesse a proporre droghe più redditizie (e pericolose!) e a trovare degli stratagemmi – invero poco etici e salutari – per l’appesantimento della sostanza (tramite l’addizione di metalli pesanti, come bario, cesio, cobalto, cromo e alluminio). L’immissione deliberata di cannabis contaminata sul mercato aumenta esponenzialmente i rischi per la salute (come pure i costi sanitari: le stangate delle casse malati, spietatamente, ce lo ricordano ogni autunno). Basti pensare che un recente studio commissionato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) all’Università di Berna ha dimostrato che ben il 91% dei campioni di marijuana sequestrati in Svizzera (diversi dei quali provenienti dal Ticino) fossero contaminati da sostanze altamente nocive, come muffe, batteri, pesticidi e metalli pesanti. Anche per queste ragioni l’ONU, nell’aprile di quest’anno, ha abbracciato un approccio più umanista e incentrato sulla salute pubblica, una vera e propria pietra miliare che non tarderà a condizionare le politiche sulla cannabis in tutto il globo.

Alla luce di queste considerazioni s’iscrive la necessità di aprire un dibattito razionale e scientifico riguardo all’(in)efficacia del proibizionismo della cannabis e ai preoccupanti effetti perversi che involontariamente co-genera. Proprio per stimolare un processo d’approfondimento da parte della politica cantonale e dei cittadini, il Comitato interpartitico per la regolamentazione della cannabis (CIRCA), in cui GLRT ricopre un ruolo chiave, si è fatto promotore di un’interrogazione. L’atto parlamentare ha riscosso un successo storico, facendo convergere rappresentanti di tutti i gruppi politici presenti in Gran Consiglio, per un totale di ben 34 firmatari (oltre 1/3 del Parlamento!). L’interrogazione costituisce un primo, ma essenziale, passo verso una raccolta firme per la modifica dell’ormai superatissima Legge federale sugli stupefacenti e sulle sostanze psicotrope (LStup), così da autorizzare Cantoni e Comuni a testare dei modelli di regolamentazione del mercato della cannabis. Per poi scegliere il migliore. Un’evoluzione necessaria, perché la via recentemente intrapresa dall’ONU e dalle Americhe, fondata su perizie di autorevoli esperti e inequivocabili evidenze scientifiche, non merita di essere liquidata col solito approccio ideologico.

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