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OSPITEChi siamo noi per giudicare? No, chi siete voi per farci pagare gli abusi!

13.07.16 - 17:01
UDC Ticino
TiPress
Chi siamo noi per giudicare? No, chi siete voi per farci pagare gli abusi!
UDC Ticino

L’UDC Ticino è allibita di fronte alle recenti dichiarazioni apparse nella stampa della deputata in Gran Consiglio PPD, Sara Beretta Piccoli, inerenti alla rigorosa applicazione della legge sull’asilo da parte del Dipartimento delle Istituzioni. Dichiarazioni precedute da quelle del deputato socialista Ivo Durisch, volte a non applicare la legge federale sugli stranieri o a pretenderne eccezioni. E al piagnisteo generalizzato si aggiunge il consigliere di Stato Manuele Bertoli, che parla di “Apartheid basata sul censo”. È strano come proprio a coloro che si appellano al diritto superiore a ogni piè sospinto per contrastare i tentativi della destra di difendere i diritti dei cittadini svizzeri (vedi 9 febbraio, vedi iniziativa espulsioni, vedi internamento a vita dei criminali violenti e sessuomani, eccetera), quello stesso diritto superiore non vada più bene quando si tratta dell’interesse di cittadini stranieri, ancorché di sporadici casi.

Naturalmente si portano a esempio dei casi estremi e che perlopiù rimangono nel campo teorico, perché crediamo al direttore del Dipartimento delle istituzioni, Norman Gobbi, quando dice: “Nel pieno rispetto del federalismo svizzero, il modus operandi adottato in questi casi è l’applicazione della legge, quella federale. Spesso abbiamo letto sui media le storie di persone che devono lasciare il nostro Paese. Storie sovente raccontate ad arte per sembrare agli occhi dei lettori una tremenda ingiustizia. In realtà, dietro questi racconti di frequente si nascondono abusi al sistema come ad esempio matrimoni combinati o forzati, celebrati allo scopo di ottenere un permesso di soggiorno nel nostro Paese. (…) Prima di allontanare una persona sposata con un cittadino o una cittadina svizzeri e magari anche con figli, esiste un iter che prevede l’approfondimento puntuale di ogni situazione.(…) Non si tratta infatti di una decisione presa arbitrariamente dall’oggi al domani. Innanzitutto i servizi del mio Dipartimento procedono con un ammonimento formale: il cittadino straniero dispone quindi di un certo lasso di tempo per cercare una soluzione – nel caso in cui non lo avesse ancora fatto – per migliorare la sua situazione economica e professionale, evitando la revoca dell’autorizzazione di soggiorno.”

Conosciamo abbastanza bene Norman Gobbi come persona certamente sensibile e non priva di umanità, lui stesso padre di famiglia, per sapere che farà uso del suo margine di manovra per applicare la legge con ragionevolezza, ragionevolezza che dimostrano invece di non avere coloro che – come i personaggi sopraccitati – vi si oppongono adducendo il rischio che si avveri qualche caso estremo da loro ventilato.

L’UDC Ticino sostiene quindi il suo operato in questo frangente e lo invita a continuare su questa strada.

Inutile dire che i costi sociali, e del loro abuso, sono a carico dei cittadini. Ben venga quindi un più severo controllo e, alla fine, una rigorosa applicazione della legge sfociante nella revoca del permesso di soggiorno a chi abusa del nostro sistema sociale.

“Chi siamo noi per giudicare?” – dice Sara Beretta Piccoli.

No, chi siete voi per accollare alla cittadinanza i costi degli abusi!

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