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CANTONECarta fedeltà e tradimento

12.02.16 - 14:07
No all’estensione degli orari di apertura dei negozi
Carta fedeltà e tradimento
No all’estensione degli orari di apertura dei negozi

La grande distribuzione organizzata, che centralizza il capitale, è lo specchio del consumismo, che altro non è se non un formidabile strumento per controllare le persone. Nel libro “Il regno a venire” James Graham Ballard scrive a proposito della grande distribuzione: «Il cliente è affiliato o fidelizzato, attraverso una sorta d’iniziazione, e diventa un adepto delle “cattedrali del consumo”, in cui buoni acquisto, offerte speciali, sconti, premi e, soprattutto, carte fedeltà ne proclamano l'appartenenza al Tempio, coinvolgendolo nei valori, nelle idee e nei programmi delle catene distributive. Nuove fantasie, nuovi bisogni, nuove antipatie, nuove anime da salvare. Per qualche strana ragione chiamano tutto questo shopping. Ma in realtà è la forma più pura di politica».

La forma più pura di politica, appunto. Il dibattito sulla tassa di collegamento e il ruolo manipolatore della grande distribuzione, ha palesato alla luce del sole questa dimensione politica, che consente agli ipermercati di andare ben oltre la funzione di fornitori di beni di consumo. Ora nel dibattito sull’estensione dell’apertura dei negozi, la grande distribuzione si fa portavoce del sentire del consumatore, con la pretesa di esserne portavoce e interprete. Perché è convinta di poterne controllare, le abitudini e dunque parte della sua vita. Del resto la carta fedeltà a questo serve.

All’interno dei supermercati la distanza tra il datore di lavoro e il dipendente si è ampliata a tal punto che non esiste più una forma di comunicazione tra le parti. Al suo posto è subentrato il rigoroso controllo in condizioni di lavoro sempre più stressanti, sempre più frammentate.

Un consumatore consapevole non pensa solo alla sua legittima spesa, ma pensa anche alle condizioni di lavoro e di produzione. Oggi chi è impiegato nella grande distribuzione è confrontato con turni di lavoro non solo segmentati, ma anche spalmati sull’arco di un’intera giornata: ciò significa che un lavoratore e una lavoratrice rischiano di stare in ballo dalle 7 del mattino alle 7 di sera.

Un consumatore consapevole sa che la liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi non porta nessun ossigeno all’occupazione, non crea nuovi posti di lavoro, ma esaurisce chi già lavora con turni pesanti ed eccessive richieste di flessibilizzazione; tutto ciò si traduce infine in un’inevitabile e maggiore precarietà. Quella mezz’ora in più, che molti qualificano di “apertura alla modernità” o di “adattamento alle nuove esigenze sociali” (di chi? se oggi le persone normali hanno sempre meno soldi da spendere?) non è altro che il grimaldello che ci porterà presto o tardi verso la cosiddetta società H 24, schiava del consumismo e di un modello di sviluppo in cui le merci contano più delle persone.

Votare no all’estensione di apertura dei negozi, significa ricordarsi che si chiede inutilmente un sacrificio che pesa ben più di trenta minuti, a coloro che lavorano nelle grande distribuzione. Significa resistere alla voracità del grande capitale e alle sue spinte pervasive nelle nostre vite e sulle risorse ambientali.

Oggi le pressioni a cui sono sottoposti gli ecosistemi e le risorse, sono accompagnati da una
 
accresciuta volatilità economica, da una crescita non equa e da una persistente vulnerabilità sociale. L’umanità sta attualmente utilizzando risorse pari alle capacità ecologiche di una Terra e mezzo. E la maggiore parte di esse sono consumate dai Paesi industriali super sviluppati.

Scrive l’autore uruguayano Eduardo Galeano nel suo saggio “L’impero del consumo”: «La società dei consumi è una trappola esplosiva. Chi ne ha le redini fa finta di ignorarlo, ma chiunque abbia gli occhi può vedere che la grande maggioranza delle persone consuma poco, poco o niente necessariamente, così da garantire l’esistenza della poca natura che ci rimane. L’ingiustizia sociale non è considerata un errore da correggere, né un difetto da superare: è una necessità essenziale. Non c’è natura capace di alimentare uno shopping center delle dimensioni del pianeta».

Françoise Gehring, candidata in Municipio e in Consiglio comunale per Insieme a Sinistra, Mendrisio

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