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L'OSPITEL’esercito che vorrei

28.09.15 - 13:41
Marco Chiesa, candidato al Consiglio nazionale per l'UDC
L’esercito che vorrei
Marco Chiesa, candidato al Consiglio nazionale per l'UDC

Ricordo molto bene il mio primo giorno di servizio militare. Non avevo ancora compiuto vent'anni e, durante tutto quel pomeriggio d'estate, ad Airolo, il sole splendeva. Sono passati poco più di due decenni da quel giorno, malgrado ciò serbo ancora nella mente le immagini di tanti ragazzi ticinesi che avrebbero condiviso quattro mesi della propria vita insieme.

In alcuni momenti l'esperienza militare è stata difficile. Da molto giovane non è sempre facile comprendere l’importanza di cosa si sta facendo. Il freddo e la stanchezza hanno spesso messo a dura prova il fisico e lo spirito. Ma sono molto fiero di aver servito il nostro Paese. E sono molto grato per ciò che mi è stato insegnato. Non mi riferisco solo alle tecniche militari, all'utilizzo delle armi o, più avanti, alla prima esperienza di conduzione, ma soprattutto alla scuola di vita che ha rappresentato per me il militare. Non avevo mai dovuto condividere nulla con nessuno fino a quel momento e non avevo mai dovuto spingere più in là quelli che pensavo i miei limiti. In quattro mesi tutto è cambiato. Alcuni osano dire che si diventa uomini dopo il servizio militare. Questo non lo so, ci sono molto strade per maturare, di sicuro è un passaggio che ti segna. Uno spartiacque. Un'esperienza che mi ha ribadito l'importanza del rispetto delle regole, mostrato il valore della camerateria e fatto sentire orgogliosamente svizzero.

Peccato davvero che il nostro esercito non sia mai risparmiato dal fuoco incrociato della sinistra. Fortunatamente la popolazione svizzera ha sempre creduto e rispettato questa istituzione. Chi pensa al suo smantellamento, magari grazie alla tecnica del salame, una fetta alla volta, da un lato sottovaluta ingenuamente le minacce che ci circondano e dall'altro tradisce un bastione della nostra Patria. Una parte integrante della nostra cultura e un elemento di coesione tra le nostre realtà geografiche e linguistiche. 

La sicurezza è il presupposto imprescindibile per la libertà, l’indipendenza e il benessere. Un esercito di milizia credibile, come deve rimanere il nostro, garantisce questa sicurezza anche in tempi di crisi ed è la soluzione tagliata su misura per le necessità della Svizzera.

Sostengo con convinzione la necessità di un esercito forte, moderno e ben equipaggiato. E mi auguro che la nostra popolazione possa sempre contare sul pronto impiego dei propri militi per salvaguardare un fazzoletto di terra che già nel 1291 ha deciso di restare libero.

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