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L'OSPITENo al precariato, urgono regole vincolanti per il lavoro su chiamata!

24.09.15 - 08:41
Marina Carobbio, Consigliera nazionale
tipress
No al precariato, urgono regole vincolanti per il lavoro su chiamata!
Marina Carobbio, Consigliera nazionale

E ci risiamo. A maggioranza il Consiglio nazionale ha respinto una mia proposta per dare delle regole vincolanti per il lavoro su chiamata. In Svizzera sono infatti 220'000 i lavoratori e le lavoratrici che lavorano su chiamata, ossia circa il 6,6,% di tutte le persone attive. Un numero in aumento, significativo di uno spostamento del lavoro tradizionale verso forme di lavoro cosiddette "atipiche". Il 60 per cento di tali lavoratori è costituito da donne. Nella maggior parte dei contratti non è definito un numero minimo di ore, il salario è molto basso e altrettanto minima è la copertura delle assicurazioni sociali.

Il lavoratore non ha alcuna certezza: né in termini di tempo minimo di lavoro né in termini di stipendio mensile. Il datore di lavoro ha la facoltà di adattare, a propria discrezione e secondo le sue esigenze, il numero di persone di cui si avvale, le ore in cui queste devono lavorare e, di conseguenza, i propri costi salariali. Di fatto, i rischi imprenditoriali vengono scaricati sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici. Se il lavoratore a chiamata è costretto a ricorrere all'aiuto sociale, è come se lo Stato sovvenzionasse un'impresa privata. L'assenza di chiare regole impone al lavoratore un'estrema flessibilità. Sempre in attesa di un'eventuale chiamata, non è libero di pianificare il proprio tempo, non ha alcuna sicurezza economica, gode di una protezione assicurativa minima, è scarsamente tutelato contro il licenziamento e deve fare i conti con grandi difficoltà per conciliare lavoro e famiglia.

Molti dei lavoratori a chiamata sono attivi in settori non coperti dai contratti collettivi di lavoro e si trovano quindi in una situazione di precarietà. Ecco perché ho chiesto - tramite iniziativa parlamentare - di creare una base legale che definisca delle esigenze minime a livello normativo. Purtroppo la maggioranza del parlamento ha respinto questa proposta con argomenti pretestuosi: disciplinare il lavoro a chiamata corrisponderebbe a una limitazione della libertà del mercato del lavoro e - addirittura! - peggiorerebbe il contesto economico generale. Peccato! Un’altra occasione persa per evitare un’ulteriore precarizzazione del lavoro. Per quanto mi riguarda, io continuerò ad impegnarmi affinché tutti abbiano diritto a un lavoro decente. Anche chi lavora su chiamata.

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