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L'OSPITELA FCTI sostiene la riapertura della caccia sul Monte San Giorgio

26.06.15 - 14:41
di Marco Viglezio
tipress
LA FCTI sostiene la riapertura della caccia sul Monte San Giorgio
di Marco Viglezio

Nella sua ultima seduta prima della pausa estiva, il Gran Consiglio ticinese si è espresso per la riapertura della caccia sul Monte San Giorgio, abolita nel 2008 a seguito di un’iniziativa popolare, accettando a larga maggioranza le riflessioni e le conclusioni contenute nel messaggio del Consiglio di Stato. 

Il settore primario del Mendrisiotto è caratterizzato dalla massiccia presenza di vigneti che rappresentano oltre un terzo della superficie viticola e quasi la metà della produzione di uva del Cantone. Nelle valli di questo distretto gli spazi aperti sono esigui e la selvaggina presente nei boschi del Mendrisiotto ha poche possibilità per nutrirsi, se non nei vigneti o nei prati da sfalcio, e in entrambi i casi causa dei danni. Anche a livello forestale è stato segnalato un aumento di pressione da parte degli ungulati. La popolazione di cervi presente nella regione del Monte San Giorgio è cresciuta considerevolmente nel corso degli ultimi anni e i danni da cervo e cinghiale sono fortemente aumentati. L’apposita Commissione, che dal 2008 opera quale organo consultivo per la gestione e la protezione della fauna a sud del Ponte Diga di Melide, ha proposto al Consiglio di Stato di elaborare un progetto di gestione della fauna sul Monte San Giorgio, per ricostituire l’equilibrio faunistico e ridurre a un limite sopportabile i danni a foreste e colture, in ottemperanza agli scopi della legislazione venatoria. Nel messaggio governativo si legge che l’Ufficio della Caccia e della Pesca non è in grado di regolare efficacemente nel tempo le popolazioni di cervo e cinghiale della regione del Monte San Giorgio, attraverso la sola guardiacampicoltura. In proposito, una recente sentenza del Tribunale Federale ha stabilito che in periodo di protezione, ossia durante l’inverno e la primavera, anche le specie cacciabili sono tutelate al pari di quelle protette; eventuali abbattimenti andranno preventivamente pubblicati e le Associazioni avranno diritto di ricorrere contro tali interventi. Di conseguenza, il Cantone si vedrà costretto a ridimensionare questo tipo di prelievi. L’UCP sostiene per contro che la problematica del contenimento dei danni all’agricoltura e al bosco andrà gestita attraverso un regolare prelievo venatorio (tra l’altro, sul lato italiano del Monte San Giorgio il cervo viene cacciato dal 2003). La caccia deve essere la misura principale per regolare le popolazioni di ungulati e parallelamente andranno adottate altre misure, in particolare la creazione di una bandita, la realizzazione di valide recinzioni a difesa delle coltivazioni e dei vigneti, la valorizzazione degli habitat adatti alla selvaggina e l’adozione di limitazioni a livello pianificatorio. La FCTI condivide le argomentazioni contenute nel messaggio governativo e approva la decisione del Parlamento, non perché – come qualcuno potrebbe essere portato a pensare - i cacciatori siano interessati ad aumentare i piani di prelievo (che nemmeno riescono a completare), ma perché si tratta di una misura concreta a sostegno dei viticoltori, degli agricoltori e dei privati che subiscono danni da parte degli ungulati.

Per il comitato FCTI, Marco Viglezio, Resp. Comunicazione

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