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L'OSPITEL’Italia deve accogliere chi scappa da guerre e non invece i clandestini, ma non può lamentarsi

16.06.15 - 18:05
Oreste Pejman, PPD
L’Italia deve accogliere chi scappa da guerre e non invece i clandestini, ma non può lamentarsi
Oreste Pejman, PPD

Secondo l’accordo di Dublino i migranti che scappano da guerre devono domandare l’asilo nella nazione di arrivo. Devono in più essere identificati e registrati. Oggi l’Italia non sempre identifica e registra gli immigrati, così da permettere loro di andare in giro per l’Europa a domandare l’asilo. L’Italia quindi non rispetta gli accordi europei. Quando la Svizzera non rispetta un accordo l’Europa la richiama immediatamente all’ordine, sarebbe interessante vedere lo stesso trattamento anche nei confronti dell’Italia.

L’Italia in ogni caso pare sia stata abbandonata a se stessa dall’Europa nell’affrontare questo flusso migratorio. Ma l’Italia può veramente lamentarsi? L’Italia oggi impiega in media un anno e mezzo per riuscire a definire se una persona scappa da una guerra o se è clandestina. Tutti gli altri paesi europei ci mettono un tempo molto inferiore, così da poter velocemente aiutare chi scappa da guerre e espellere chi invece è clandestino. Secondo i dati del Ministero dell’Interno italiano, solo una piccola parte dei migranti arrivati in Italia scappa da una guerra o persecuzione, mentre una grande parte è composta da immigrati clandestini che non hanno diritto a una protezione umanitaria. L’Italia quindi si è messa in questa situazione da sola, perché oggi accoglie migliaia di clandestini che non hanno diritto all’accoglienza per oltre un anno e mezzo, e non riesce così ad accogliere in modo civile i veri rifugiati che scappano dalle guerre.

L’Italia inoltre accoglie un numero di migranti molto inferiore ad altre nazioni europee. Infatti guardando i dati delle persone che hanno richiesto l’asilo (fonte: UNHCR), si vede la Germania al primo posto con quasi il triplo dei migranti dell’Italia (173.000 domande d’asilo), seguita dalla Svezia (75.000). L’Italia invece si piazza a pari merito con la Francia (solo 60’000), e non può quindi lamentarsi con altre nazioni europee che hanno gli stessi problemi, se non addirittura peggiori. La differenza sta nella la capacità di gestione del problema.

Bisogna in ogni caso che l’Europa intervenga a monte, con un intervento in Libia, lasciata nel caos dopo l’intervento francese richiesto da Sarkozy. Da una parte bisogna creare direttamente in nord-africa dei centri per domande di asilo, così che chi scappa veramente da guerre possa poi essere portato in sicurezza in Europa senza rischiare la vita sui barconi e smistato nelle varie nazioni europee. Allo stesso tempo bisogna impedire invece la partenza di chi non ha diritto. Dall’altra parte bisogna intervenire in Africa, aiutandola a svilupparsi, a costruire ospedali e scuole, insomma a darle un futuro, cosa che molte persone che oggi vengono in Europa cercano.

 

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