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L'OSPITEPer chi non ha un patrimonio di 2 milioni

04.05.15 - 15:17
Raoul Ghisletta, sindacalista e granconsigliere PS
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Per chi non ha un patrimonio di 2 milioni
Raoul Ghisletta, sindacalista e granconsigliere PS

La lettura di questo articolo è vivamente sconsigliata alle persone con un patrimonio di 2 milioni di franchi e più (per loro è molto meglio leggere gli articoli del consigliere nazionale PLR Giovanni Merlini). Il prossimo 14 giugno si vota sull’iniziativa popolare del Partito evangelico, che chiede di introdurre un’imposta nazionale sulle successioni e donazioni delle persone fisiche residenti in Svizzera. L’imposta sarebbe pari al 20% oltre la franchigia (unica) di 2 milioni di franchi per eredità. Non sono ovviamente bruscolini e chi ha un patrimonio di questa grandezza non è certamente uno che ha lavorato come operaio o impiegato per tutta la vita. 2/3 del gettito dell’imposta nazionale proposta dagli evangelici andrebbero all’Assicurazione vecchiaia e superstiti e 1/3 ai Cantoni (che attualmente, salvo eccezioni, percepiscono questo tipo di imposta con modalità molto variegate). Sarebbero esenti le quote successorie e le donazioni a coniugi e partner registrati, come pure quelle a favore di persone giuridiche al beneficio dell’esenzione fiscale ed i regali fino a 20'000 fr annui e per donatario. Facilitazioni dovranno pure essere previste per le imprese e le aziende agricole che entrano nella successione di una persona fisica. Si stima che il gettito complessivo per i Cantoni e i Comuni (900 milioni) dovrebbe scendere un poco, mentre per l’AVS il ricavo supplementare sarebbe di ben 2 miliardi (una fonte certamente cospicua, pari a ca. il 5% delle entrate). In conclusione la franchigia di 2 milioni per eredità è piuttosto alta e il ceto medio-basso non sarà mai colpito da una simile imposta. L’aliquota del 20% è poi piuttosto bassa, in particolare per gli eredi che non sono discendenti diretti, per cui l’iniziativa popolare del Partito evangelico appare molto moderata e condivisibile. Essa costituisce un passo nella giusta direzione per ridurre le enormi e crescenti disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza in Svizzera: oggi infatti il 2% della popolazione possiede il 98% della ricchezza!

Il 14 giugno prossimo, sempre per il ceto medio-basso, sarà importante sostenere con un SI anche l'iniziativa popolare sulle borse di studio, che vuole aumentare il sostegno della Confederazione alle borse di studio versate per gli studi postobbligatori (scuole universitarie e scuole specializzate alle quali si accede dopo aver conseguito una maturità liceale o professionale), in modo da garantire agli studenti più sfavoriti il minimo vitale. Tra il 1990 e il 2013 la Confederazione ha ridotto dal 40% al 14% il suo impegno finanziario in questo ambito, che ammonta a 25 milioni su un totale di 183 milioni di Fr (2013). Questo disimpegno federale causa enormi disparità di trattamento tra gli studenti dei vari Cantoni ed ostacola pesantemente la possibilità per tanti giovani e meno giovani di accedere alle formazioni superiori. Occorre invece puntare sull'uguaglianza delle possibilità e su un aumento dei livelli di formazione nell'interesse dei lavoratori e dell'economia svizzera. Un investimento di 500 milioni nelle borse di studio da parte della Confederazione sgraverà di 160 milioni le finanze cantonali ed è un investimento importantissimo per il futuro del Paese. E si tratta di un investimento sopportabile, se rapportato al budget federale di 64'000 milioni (uscite 2014), in quanto rappresenta meno dello 0,8% delle spese.

 

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