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L'OSPITEDepositi per materiali inerti, le soluzioni prospettate dal DT faticano a decollare

12.03.15 - 11:47
di Marcello Censi
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Depositi per materiali inerti, le soluzioni prospettate dal DT faticano a decollare
di Marcello Censi

Depositi per materiali inerti, le soluzioni prospettate dal DT faticano a decollare, urgono soluzioni condivise

Il destino dei materiali inerti primari e dei rifiuti edili minerali derivanti dall’importante attività del settore della costruzione in Ticino non è ancora stato determinato e le tante prospettate soluzioni faticano a decollare. Una tematica di stretta attualità che se non va affrontata in tempi celeri può sfociare in una vera e propria emergenza che potrebbe paralizzare il settore dell’edilizia e del genio civile a Sud delle Alpi. Gli inerti rappresentano il più importante flusso di rifiuti prodotti nel nostro paese, circa 2.0 mio di tonnellate solo in Ticino. La maggior parte di esse viene trasportata e depositata negli appositi depositi nonostante in gran parte trattasi di una risorsa che potrebbe essere riutilizzata nel ciclo produttivo della costruzione. Alle nostre latitudini purtroppo mancano le infrastrutture idonee e tecnologicamente avanzate per trattare e rigenerare tali materiali. Il convengo organizzato nel corso del mese di ottobre dello scorso anno è stata l’occasione per conoscere meglio la futura politica cantonale in materia di gestione degli inerti elaborata dal Dipartimento del Territorio che pone l’accento sulla necessità di disporre di un numero adeguato di centri capaci di lavorare e riciclare i materiali inerti, in modo da ridurre il fabbisogno di discariche come pure la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di inerti primari. Sono trascorsi quasi 6 mesi da quel 24 ottobre 2014, pochi per i tempi della politica, ma tanti per quelli dell’imprenditoria. Progressi in tal senso? Sino ad oggi praticamente nulli!! I depositi sono sempre di meno e quelli che rimangono presentano delle capacità volumetriche insufficienti, senza calcolare che le incertezze per chi opera nel settore sono sempre di più. L’impegno e il contributo da parte delle imprese e dell’associazione di categoria che le rappresenta è sicuramente vivo, l’interesse di trovare delle soluzioni condivise a favore di una costruzione maggiormente sostenibile c’è ed è un obiettivo condiviso. Purtroppo il problema della gestione degli inerti non è esclusivamente tecnica, ma soprattutto politica. Da tempo ormai si invoca la necessità di dotarsi di centri di raccolta specializzati ed autorizzati, che andrebbero a creare nuovi posti di lavoro e permetterebbero nel contempo di lavorare e rigenerare gli inerti, preziose materie prime che oggi, anche in grandi quantità, sono depositate nelle famose e contestate discariche. Purtroppo nessuno vuole accogliere questi centri in quanto manca completamente il consenso popolare dovuto soprattutto ad una scarsa informazione e sensibilizzazione al problema. L’implementazione di queste aree avrebbe dei benefici immediati, in primo luogo andrebbe a scoraggiare un fenomeno da tempo presente in Ticino e in particolare nel Sopraceneri ovvero quello dei depositi temporanei, illegali e che contribuiscono a deturpare il nostro meraviglioso paesaggio, in secondo luogo diminuirebbe le volumetrie di materiale da depositare e di riflesso la necessità impellente di dover predisporre l’apertura di nuovi depositi dislocati sul territorio. Questa situazione non è altro che la risultante di quell’incapacità del nostro Dipartimento del Territorio di prendere delle decisioni, in particolare quelle impopolari, in grado di contribuire in modo tangibile ad un miglioramento della qualità di vita dei nostri cittadini. La decisione di non ampliamento della “discarica” di Petasio è sicuramente corretta, in quanto l’ho sempre ritenuta un’ubicazione inadatta, ma non allevia sicuramente il problema, anzi lo ingigantisce a dismisura. Le proiezioni per i prossimi anni dicono che Mendrisiotto e Luganese non disporranno di depositi con delle volumetrie degne di nota, dato che deve sicuramente allarmare non solo gli operatori del settore, ma anche gli stessi cittadini che direttamente o indirettamente subiranno gli effetti di questa sciagurata decisione. Meno depositi, maggiori oneri di trasporto e quindi costi di costruzione più elevati per il committente. Senza calcolare che una minor prossimità dei depositi ai cantieri comporterà un notevole incremento dei trasporti su strada e nel contempo un considerevole aumento del traffico che come tutti sanno è sinonimo di inquinamento con un impatto non trascurabile sull’ambiente che ci circonda e sulla qualità di vita dei ticinesi. Salvaguardare la salute e la qualità di vita dei nostri cittadini deve essere la nostra priorità, nel contempo è comunque necessario creare quelle ideali condizioni quadro che possano permettere anche al settore della costruzione, confrontato negli ultimi anni con una situazione congiunturale alquanto favorevole, di poter fungere anche in un prossimo futuro quale settore di traino per l’economia del nostro paese.

 


Marcello Censi, Breganzona

 

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