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L'OSPITEUccisione dei bimbi di Flaach e il fantasma di Medea

27.02.15 - 08:34
Movimento Papageno
Uccisione dei bimbi di Flaach e il fantasma di Medea
Movimento Papageno

Due bimbi, di cinque e due anni, stavano trascorrendo le vacanze natalizie con la madre, svizzera, inizialmente arrestata assieme al marito per truffa ma rilasciata qualche giorno più tardi, mentre il padre si trova tuttora in carcere. Le era stata tolta la custodia dei figli e poteva vederli solo due volte a settimana nel centro d'accoglienza di Zurigo in cui erano ospitati. Le era stato concesso di tenerli durante le festività natalizie. La 27enne aveva inoltre inviato nelle settimane precedenti il dramma una mail a diversi media in cui accusava l'autorità di protezione di averle portato via i figli. Non ha però sopportato la decisione della tutoria (l'autorità di protezione dei minori e degli adulti, detta APMA o ARP dato che l’acronimo fa meno male) di allontanare i figli dai genitori e cacciarli in un istituto, e li ha purtroppo uccisi. Secondo un portavoce della polizia, la donna non era nota alle forze dell'ordine per aver commesso atti violenti o avuto problemi psichici. Si risveglia il fantasma di Medea, solo che nella fattispecie non è il “maschio cattivo” (Giasone) a tradire la donna, bensì l’amministrazione pubblica.

Lo sconcerto e la rabbia di tanti cittadini

Per l’opinione pubblica i conti non tornano, poiché il nostro Stato agisce per proteggere i suoi cittadini, per “garantire il bene dei minori”. E guai dubitare della buona fede dei funzionari. Ma le emozioni non si controllano così facilmente. Dai cuori sale la rabbia. Si risvegliano i crimini contro le migliaia di bambini allontanati dalle proprie famiglie con la complicità della Pro Juventute, storia terminata alla fine degli anni ’70. Di recente il Consiglio Federale ha chiesto formale scusa alle vittime e risarcisce con franchi… Si risvegliano i fantasmi dei padri separati e divorziati, a cui vengono tolti, per prassi, i figli. E che dire di quella bella creazione, la “famiglia monoparentale”, o quella bella invenzione retorica chiamata “diritto di visita” che mette a tacere i sentimenti dei padri!

I parenti? No, priorità al business!

Oggi non è più così semplice nascondere l’evidenza: avvocati (tutti presidenti delle tutorie), tribunali, funzionari non lavorano con i sentimenti ma con le leggi o piuttosto con la loro personale applicazione delle leggi! E’ come mettere un macellaio in sala operatoria. Attorno all’operazione di “protezione” è cresciuta un’organizzazione, un’industria che ignora i legami famigliari a beneficio del business. I nonni del caso di Flaach avrebbero potuto ospitare i nipoti a casa loro. Invece dopo che sarebbero tornati dalla genitrice per le Feste, avrebbero dovuto finire nuovamente in un istituto dal 4 gennaio. Che orrore questi legami famigliari! Roba da romantici.

Riuscita iniziativa per un fondo a favore delle vittime di misure coercitive

In questo clima di polemiche e contestazioni contro le APMA, è giunta dalla Cancelleria federale la notizia che l'iniziativa "Riparazione a favore dei bambini che hanno subito collocamenti coatti e delle vittime di misure coercitive a scopo assistenziale" è formalmente riuscita. La modifica costituzionale proposta, che domanda alla Confederazione di istituire un fondo di 500 milioni di franchi per risarcire le vittime, i cosiddetti "Verdingkinder" (bambini scartati), ha raccolto oltre 100mila firme con quasi un anno di anticipo sulla scadenza del termine di consegna. In Svizzera, fino al 1981, decine di migliaia di persone sono state internate sulla base di una decisione amministrativa, senza decisione di un tribunale. Molte donne sono state sottoposte a sterilizzazione o costrette all'aborto, migliaia di bambini sono stati dati in adozione contro la volontà delle loro madri o collocati in istituti e costretti a lavorare senza remunerazione. Molte di queste persone vivono attualmente in condizioni di difficoltà finanziarie o psicologiche a causa degli abusi, delle umiliazioni e della stigmatizzazione di cui sono state oggetto per decenni.

Stupore per la veemenza dei biasimi

Passano gli anni ma la storia, purtroppo, si ripete. Nonostante tutto ciò, sulla stampa si mette in marcia la macchina propagandistica statale. Piuttosto che recitare il mea culpa, ecco che invece si denigrano i genitori: pazzi e criminali. Si denigrano gli indignati. Ci si prende gioco delle voci del pubblico che “dice la sua”. Infine NZZ e BLICK hanno dato l’ultima parola al presidente della Conferenza per la protezione dei minori e degli adulti Guido Marbet, che così si esprimeva alcune settimane fa, citiamo: “E’ vero, ci sono margini di miglioramento, ma non bisogna avere paura delle autorità tutorie. Questo è solo un caso particolare. Sono stato molto scosso dal commento dell’UDC che ci ha etichettato di “funzionari della Stasi”. Questa è diffamazione e non riconosce l’immenso lavoro dei miei collaboratori.” Come dire: lasciateci in pace che tutto va bene così. E invece no: bisogna avere paura delle autorità tutorie! Bisogna starne alla larga, per quanto possibile. Noi, al contrario, diamo l’ultima parola al filosofo Guy Debord che definiva la stampa come segue: dapprima produce indignazione, poi impotenza.

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