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L'OSPITE“Legna e buoi..”

28.11.14 - 10:41
Claudio Caccia, segretario AELSI
“Legna e buoi..”
Claudio Caccia, segretario AELSI

Il Ticino è il cantone svizzero più boscato: l’importazione di legna da ardere dal resto della Svizzera o ancora peggio dall’estero ha poco senso, genera traffico e inquinamento inutili e rappresenta una perdita economica per il nostro territorio. Privilegiare la legna indigena ha pure un effetto positivo per le aziende e imprese forestali locali, che lavorano per mantenere intatte le numerose importanti funzioni dei boschi.

È ormai sapere comune che il Ticino è il cantone svizzero con la maggiore proporzione di territorio boschivo rispetto al totale. Da noi, oltre il 52% della superficie cantonale è rappresentata da boschi. Boschi che, silenziosamente e in modo affidabile, producono ogni anno grandi quantità di legname. Pur senza dimenticare le numerose e importantissime funzioni del bosco, in primis quella di protezione degli abitati e delle vie di comunicazione, e le limitazioni legate all’economicità, alla morfologia del terreno e alle possibilità di accesso tramite strade forestali, si sa che ogni anno i nostri boschi generano un potenziale rilevante di legna che si presta in modo favorevole quale fonte energetica. Non per nulla, anche a livello federale si riconosce al Ticino una funzione particolare a livello di strategie energetiche future e di maggiore ricorso all’energia del legno, una fonte energetica rinnovabile e neutra rispetto alle emissioni di gas ad effetto serra. Fonte energetica ideale per produrre calore attraverso i più svariati sistemi e le più disparate forme di combustibile: dalla legna da ardere per i piccoli sistemi a livello domestico fino al cippato per il riscaldamento di interi quartieri, passando per le stufe e le caldaie automatiche a pellet.

Tuttavia, in Ticino da anni si assiste ad una situazione perlomeno paradossale: nel cantone più boscato della Svizzera si importano da altri cantoni, ma sempre più anche dall’estero e da paesi lontani, in particolare dall’est Europa, quantitativi sempre maggiori di legna per energia, in particolare sotto forma di legna da ardere. Naturalmente l’argomento principale è quello del prezzo per il cliente finale, in generale inferiore per la legna da ardere che proviene da fuori cantone. Le differenze di prezzo, comunque piuttosto limitate, con il resto della Svizzera si spiegano essenzialmente con la morfologia del territorio dell’altopiano svizzero, che in genere permette di esboscare la legna a costi inferiori, magari anche grazie alla combinazione di produzione di legname d’opera e legna da ardere. Nei confronti di prezzo è comunque indispensabile tenere conto della qualità e del contenuto energetico di quanto si acquista. In pratica, se quella che si sta comperando è legna non sufficientemente stagionata o con un potere calorico inferiore (in funzione dell’essenza legnosa, ma anche della velocità di crescita degli alberi stessi) può anche darsi che il prezzo apparentemente più vantaggioso si riveli uno specchietto per allodole. In pratica si spende magari un po’ di meno ma in realtà si riceve anche meno. Quando ci si rifornisce all’estero le differenze di prezzo possono tuttavia diventare più rilevanti e questo punto si impone una riflessione più ampia.

A chi giova importare legna da ardere da paesi lontani, che avrebbero più interesse ad usare sul posto tali risorse, quando metà del nostro cantone è ricoperto da boschi? A che condizioni (salariali, sicurezza sul lavoro, formazione professionali) viene esboscata tale legna? A che condizioni e che impatto provoca il trasporto di tale legna verso il nostro paese? Perché non dovremmo applicare anche per la legna da ardere i ragionamenti che ci portano sempre più a favorire prodotti locali, a “chilometro zero” per usare un’espressione sempre più in voga, in modo da evitare di creare un traffico di autocarri facilmente evitabile e da creare un indotto economico e posti di lavoro nel nostro paese. Posti di lavoro con condizioni di lavoro in linea con i nostri standard e con interessanti prospettive per i nostri giovani.

Il discorso non è per nulla da intendere come un ripiegamento su se stessi, ma piuttosto come la constatazione che importare in Ticino e in Svizzera legna da ardere dall’estero è come importare sabbia nel deserto! Sarebbe peccato annullare i benefici derivanti dall’uso della legna da energia in sistemi di combustione moderni e a basse emissioni con l’inquinamento generato da autocarri che attraversano mezza Europa. Per questo motivo vale senz’altro la pena spendere pochi franchi in più ma privilegiare la legna offerta dalle numerose aziende e imprese forestali del nostro cantone, che si occupano di mantenere intatte le funzionalità dei nostri boschi e che assicurano un indotto economico che rimane sul posto.

Claudio Caccia, segretario AELSI

 

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