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L'OSPITE30 novembre, gli industriali votano così

10.11.14 - 12:00
Aiti, associazione industriali ticinesi
30 novembre, gli industriali votano così
Aiti, associazione industriali ticinesi

Votazione federale del 30 novembre 2014: l'AITI dice NO all'iniziativa Ecopop, NO all’iniziativa sull’imposizione forfettaria e NO all’iniziativa sull’oro.

Limitare l’immigrazione in Svizzera allo 0,2% annuo della popolazione residente su una  media di tre anni, dando cioè il diritto di stabilirsi nel nostro Paese a 16mila persone l’anno, così come chiede l’iniziativa «Stop alla sovrappopolazione – Sì alla conservazione delle basi naturali della vita (Ecopop)» non significa solo imporre un vincolo assurdo e dannoso al saldo migratorio del nostro Paese, ma anche mettere in pericolo l’economia svizzera, le assicurazioni sociali e le relazioni bilaterali della Svizzera con l’Europa.

Fissando, così come propone l’iniziativa, un tetto fisso all’immigrazione senza che questo sia in qualche modo legato alla realtà e ai bisogni dell’economia, non solo s’impedirebbe a molte imprese, ma anche a numerosi ospedali e istituti para ospedalieri di far fronte alla mancanza di manodopera specializzata, ma si toglierebbe a questi ultimi anche la possibilità di reagire in modo flessibile alle fluttuazioni congiunturali e alla dinamica economica.

Non prendendo in considerazione i frontalieri, ma solo gli stranieri residenti in via permanente, l’iniziativa potrebbe inoltre accentuare l’afflusso di questi lavoratori, non riuscendo la manodopera indigena a colmare la lacuna che ne conseguirebbe.

Accettare l’iniziativa in oggetto significherebbe inoltre mettere in pericolo il finanziamento delle assicurazioni sociali. Senza l’immigrazione, ha calcolato l’Ufficio federale di statistica, nel 2010 l’AVS avrebbe accusato un deficit di circa tre miliardi di franchi, invece di un’eccedenza reale di 640 milioni.

A subire gli effetti deleteri dell’iniziativa sarebbero pure le relazioni della Svizzera con l’Unione europea (UE), il nostro principale partner commerciale. Una rilevante limitazione della popolazione straniera residente sarebbe in forte contrasto con i principi fondamentali sui quali si basano le relazioni della Svizzera con l’UE.

L’Associazione industrie ticinesi (AITI) si dice inoltre contraria all’iniziativa «Basta ai privilegi fiscali dei milionari (Abolizione dell'imposizione forfettaria)», secondo cui gli stranieri domiciliati in Svizzera che non esercitano un'attività lucrativa dovrebbero essere tassati in funzione del reddito e della sostanza e non più su una base forfettaria calcolata in funzione delle spese sostenute per mantenere il proprio tenore di vita, in quanto le entrate fiscali generate da questa categoria di contribuenti – capaci, nel 2014 in Ticino, di versare 45 milioni di franchi alle imposte cantonali e 36 milioni di franchi alle imposte
comunali - non sono solo interessanti dal profilo delle entrate fiscali, ma anche per l’indotto economico generato.

2 Abolendo l’imposizione forfettaria, così come richiesto dall’iniziativa, verrebbe inoltre meno per i Cantoni la possibilità di mantenere questo sistema impositivo che per le  regioni periferiche come Ticino permette di ridurre la dipendenza finanziaria dalla perequazione intercantonale. A farne le spese saranno con ogni probabilità il ceto medio e le PMI che saranno chiamati alla cassa per compensare questo importanteammanco finanziario.

Se l’iniziativa passasse ci sarebbe inoltre il rischio che i cosiddetti globalisti possano lasciare senza difficoltà il suolo svizzero con gravi conseguenze per le istituzioni sociali, gli enti benefici e le persone che ora usufruiscono delle risorse generate da questi importanti contribuenti. Per il Ticino le entrate fiscali derivanti dall’imposizione forfettaria sono importanti, certamente più importanti che in altri Cantoni, come ad esempio Zurigo, che possono contare su entrate fiscali maggiormente diversificate. È importante che i Cantoni mantengano l’autonomia decisionale sull’opportunità o meno di fare ricorso all’imposizione secondo il dispendio.

L’Associazione industrie ticinesi (AITI) si dice inoltre contraria all’iniziativa «Salvate l’oro della Svizzera (Iniziativa sull’oro)», con la quale si vuole aumentare fino ad almeno il 20 per cento la parte di oro degli attivi della Banca nazionale svizzera (BNS), obbligando l’Istituto a non vendere le riserve auree e a depositarle interamente in Svizzera. Un’eventuale approvazione dell’iniziativa, oltre a mettere in serio pericolo l’indipendenza monetaria della BNS, che, proteggendo il franco svizzero, è in grado di mantenere la stabilità dei prezzi e creare le condizioni favorevoli per il funzionamento dell’economia, provocherebbe anche effetti dannosi alle finanze della Confederazione e dei Cantoni, mettendo in discussione la capacità della Banca nazionale di realizzare e distribuire utili derivanti dalla vendita dell’oro. Difendendo con successo dal settembre 2011 il tasso minimo di cambio del franco svizzero nei confronti dell’euro e del dollaro, la BNS ha contribuito al mantenimento di migliaia di posti di lavoro in Svizzera, garantendo, con la sua azione rapida e indipendente, la necessaria stabilità alle imprese esportatrici e di conseguenza all’insieme dell’economia svizzera.

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