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PROVA SU STRADA - INTERVISTALa nuova Clio RS provata da Stefano Comini

26.04.13 - 09:33
Dopo averci deluso abbastanza pesantemente nella nostra prova, abbiamo chiesto un secondo parere ad un pilota ticinese che le Renault pepate le conosce molto bene.
Petr Frýba / Davide Saporiti
La nuova Clio RS provata da Stefano Comini
Dopo averci deluso abbastanza pesantemente nella nostra prova, abbiamo chiesto un secondo parere ad un pilota ticinese che le Renault pepate le conosce molto bene.

Lo ha detto pressoché tutta la stampa specializzata e lo abbiamo detto anche noi: la nuova Clio RS non è più fantastica come lo è stata nelle tre precedenti generazioni. Le cause di tutto ciò non vanno necessariamente ricercate unicamente nell’abbandono di un motore aspirato a favore uno più piccolo turbocompresso o nella criticabile scelta di non poterla acquistare con un cambio manuale, bensì vanno cercate in un contesto più ampio che include l’intera vettura, dall’antenna del tetto ai pneumatici. Visto che ci piace fare le cose bene e che volevamo essere sicuri, ci siamo decisi a volre sentire un secondo parere, e chi meglio di Stefano Comini poteva dirci cosa ne pensava della nuova Clio RS paragonandola alle generazioni precedenti?

Stefano è infatti un pilota, e tra le diverse auto con cui ha corso troviamo tantissime corse disputate (e vinte!) a bordo di Renault, dalla Mégane del campionato monomarca fino alle Clio RS su cui focalizziamo l’interesse. Il motore turbo e il cambio sono quindi da buttare? Secondo il pilota luganese, no.

“Il turbo effettivamente da tanti vantaggi, in particolare c’è più coppia da sfruttare un po’ a tutti i regimi. I primi tre rapporti sono notevoli, il rombo e gli scoppietti sono appaganti, ma dalla quarta in poi perde vivacità e sembra a corto di fiato; inoltre i consumi sono davvero esagerati per essere solo un “millesei”… Anche il cambio è veloce, ma in scalata di tanto in tanto non seleziona il rapporto che vorresti, e per quanto sia fantastico avere le palette posizionate sul piantone dello sterzo, queste sono troppo poco estese, talvolta difficili da trovare.”

Nel frattempo prendo nota, e sorrido nel vedere che i suoi pareri coincidono alla perfezione con i miei, tanto da farmi venire il dubbio che coloro i quali hanno già letto la nostra prova possano pensare che lo abbia pagato. Ma andiamo avanti con la dinamica di guida, della quale Stefano non sembra per niente soddisfatto.

“È una barca: troppo pesante e troppo morbida. L’inserimento in curva è veloce, specie dopo una staccata, ed il posteriore è vivace proprio come sulle precedenti Clio RS. Una volta rilasciato il pedale a macchina neutra, l’auto sottosterza. In definitiva è molto più facile e sincera del passato, quasi troppo sicura,tanto che  sembra quasi voler mandarti un FAX un quarto d’ora prima per avvisarti di quello che farà. Poi la motricità è disastrosa, mettere a terra i cavalli è una missione quasi impossibile.”

Quella della pesantezza, mi dice, è una sensazione che si percepisce non appena si vede l’auto e pure quando ci si entra. Così, dal locale in cui ci troviamo, a fianco della sua Mégane RS personale, ci riavviciniamo alla Clio della nostra prova.

“Rispetto all’intera produzione Renautl è diventata più qualitativa, ma perde fascino. Diciamo che ora non si riesce a distinguere così nettamente la differenza tra un esemplare normale e una RS, in particolare per la perdita dei sedili Recaro e quell’essere spartana che comunque piaceva. Anche a guardarla esternamente non tutti i dettagli mi convincono, sebbene nel complesso non si può dire che sia una brutta automobile.”

L’analisi del pilota professionista non è quindi stata poi così tanto diversa da quella del giornalista che deve provare la più piccola delle Panda il giorno dopo aver portato al limite qualche veloce supercar, tanto che dopo un ulteriore scambio di opinioni, abbiamo la stessa conclusione: presa come una piccola compatta generalista non è per nulla malvagia, ma non si merita la sigla che porta.

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