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GUIDANDO LA STORIAMercedes C36 AMG: Passeggiata a braccetto

25.02.13 - 08:00
È la prima automobile nata in collaborazione tra Mercedes e AMG, oggi binomio indissolubile. Retroscena e impressioni di guida di un importante capitolo per le due aziende.
Ticinonline/b.a.
Mercedes C36 AMG: Passeggiata a braccetto
È la prima automobile nata in collaborazione tra Mercedes e AMG, oggi binomio indissolubile. Retroscena e impressioni di guida di un importante capitolo per le due aziende.

EVOLUZIONI PARALLELE - Oggigiorno, se chiedete a qualsiasi appassionato di automobili cosa siano AMG e Mercedes, vi risponderanno dicendo che la prima è il reparto sportivo della seconda, e non potrebbe esserci affermazione più corretta. Ma non è sempre stato così. C’era una tempo in cui la AMG non era altro che un piccolo preparatore fondato nel 1967 da Hans Werner Aufrecht e Erhard Melcher a Grossaspach, dai cui cognomi e l’iniziale della cittadina sveva venne coniata la sigla che da il nome all’azienda. Se inizialmente si occupava unicamente dell’elaborazione dei modelli sfornati dalla Mercedes-Benz nonché della partecipazione ad alcune attività sportive, col passare dei decenni le due aziende si avvicinano sempre di più, fino ad arrivare al gennaio del 2005 in cui la Mercedes-AMG (questo il nome odierno dell’azienda) diventa al 100% una compagnia del gruppo Daimler, cui fa appunto parte la Mercedes-Benz. In questa storia che ha portato due aziende completamente separate a diventare prima un binomio e poi un tutt’uno noto in tutto il mondo vi sono diverse automobili significative, ma ad una è riservata una posizione particolarmente importante: la C36 AMG. Questo perché è stata in assoluto il primo frutto nato dalla stretta collaborazione tra entrambe le parti, che vi hanno lavorato in simbiosi fin dal principio.

SVILUPPO ELABORATO - A differenza di quanto accade oggi o di quanto accadeva già allora presso altri costruttori come la Motorsport Gmbh di BMW, la C36 AMG non nasce come un progetto a se stante bensì come l’elaborazione di un modello già preesistente, in questo caso la C280 nell’allestimento Sport, in commercio dal settembre del 1992, data della sua commercializzazione. Una prova ne è per esempio il motore di partenza, che per l’appunto è il noto sei cilindri in linea da 2,8 litri (193 i cavalli erogati) della C280, ma come è lecito aspettarsi questo è stato pesantemente elaborato. L’alesaggio cresciuto da 89,9 a 91 millimetri e la corsa aumentata da 73,5 a 92,4 millimetri ne ha innalzato la cilindrata a 3,6 litri. Dei pistoni in alluminio e un albero a gomito modificato hanno fatto si che il rapporto di compressione salisse da 10 a 10,5:1. Grandi cambiamenti anche nella testata: un nuovo albero a camme ha permesso di aumentare l’alzata delle valvole di 1 millimetro e il nuovo profilo delle camme hanno consentito un’apertura maggiore di 10 gradi. Altra premura dei tecnici responsabili del propulsore era che quest’ultimo potesse “respirare” meglio, cosicché sono state implementate valvole di scarico dalle dimensioni più generose e apportate diverse modifiche atte ad aumentare la capacità di aspirazione. Il risultato finale furono una potenza di 280 cavalli e una coppia di 385 Newtonmetri, entrambi erogati ad un regime di rotazione piuttosto elevato, rispettivamente di 5'750 giri/min. e di 4'000 giri/min. L’allestimento Sport della C280 prevedeva già di serie un assetto sportivo più rigido e 25 millimetri più vicino al suolo rispetto alle altre Classe C, ma l’AMG decise di ribassare la vettura di ulteriori 10 millimetri e rivisitare gli ammortizzatori a gas con una taratura dedicata.

TECNICA CON DISCREZIONE - Nel momento in cui ci si mette alla guida della C36 AMG viene piuttosto naturale chiedersi se un’elaborazione, seppur piuttosto profonda e operata da mani non proprio inesperte, possa davvero mutare il carattere di una vettura che nella sua configurazione di serie aveva ben poco di sportivo. Sebbene l’impatto estetico sia poco spettacolare per la voluta riservatezza, si scopre per esempio che il nuovo paraurti anteriore nasconde dei condotti studiati per far confluire l’aria ai freni anteriori o ancora che le minigonne ed il paraurti posteriori svolgono una funzione aerodinamica. Anche l’abitacolo, seppur contraddistinto dalla serietà stilistica che si conviene ad una Mercedes, presenta qualche dettaglio stuzzicante come le rifiniture in carbonio, una panchina posteriore a due posti dal taglio sportivo e un estintore antincendio ubicato sotto il sedile del passeggero. All’epoca del debutto commerciale della C36 AMG, avvenuto nel settembre del 1993, l’obiettivo fu quello di riunire in una vettura dalle dimensioni compatte (per gli standard a cui eravamo abituati da Mercedes) le qualità delle sue note grandi berline da viaggio e quelle di un’automobile dalle caratteristiche sportive. Il primo dei due obiettivi può dirsi senz’ombra di dubbio realizzato, poiché nonostante l’elaborazione il propulsore fa dell’elasticità uno dei suoi punti di forza e le impressioni generali di guida, scorrazzando per le campagne e le autostrade tedesche, restano quelle di un’automobile rilassante.

UNA SCOMODA VERITÀ - L’anima sportiva invece fatica un po’ ad emergere. La colpa non è certamente del propulsore, il cui rombo, tipico dei sei cilindri in linea, così come il suo carattere, piacciono e coinvolgono. A questo fa però difetto un cambio automatico a quattro rapporti che, seppur rinforzato strutturalmente per reggere la maggiore potenza, non si presta ad una guida con il coltello tra i denti e predilige invece, come detto, le andature più rilassate. La trasmissione, unita ai controlli elettronici troppo invasivi (sul bagnato bisogna basta un nonnulla per metterli in stato di allerta) e oltrettuto non disattivabili nonchè in particolare allo sterzo, sembrano smorzare qualsiasi predilezione della vettura alla guida impegnata. Il che è un vero peccato, perché tra le vetture si ha la bella sensazione di avere tra le mani un corpo vettura compatto, relativamente leggero, discretamente agile e dall’assetto davvero ben calibrato nell’ottica di ottenere il miglior compromesso possibile tra comodità e sportività. Lo sterzo, dicevamo, è la vera croce dell’automobile, poiché oltre ad essere eccessivamente leggero sembra non conoscere il significato della parola “comunicatività”: davvero non si riesce a capire di quanti gradi siano orientate le ruote e quale tipo di asfalto nonché quanta aderenza si trovi sotto di esse. Soltanto correggendo questo componente si permetterebbe ad una farfalla di uscire dal suo bozzolo: probabilmente non sarebbe la più desiderabile presente in natura, ma potrebbe almeno fare quello per cui è nata, ovvero volare. Questa C36 AMG è davvero una delle dimostrazioni di come ciò che è importante da un punto di vista storico non sempre rappresenti il meglio che la storia di cui è protagonista ci abbia offerto. Un peccato, ma comunque interessante.

 

ModelloMercedes Classe C
VersioneC36 AMG
Motore6 cilindri in linea, benzina, aspirato
Cilindrata3'606 cc
Potenza280 cv @ 5'750 giri/min.
Coppia385 Nm @ 4'000-4'750 giri/min.
TrasmissioneCambio automatico a 4 rapporti, trazione posteriore
Massa a vuoto1'560 kg
Acclelerazione 0-100 km/h6,7 secondi (dichiarato)
Velocità massima250 km/h (dichiarato)
Anni di produzione9.1993 - 6.1997
Prezzo all'epoca95'450 DM (1993)
Esemplari prodotti5'221

 

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