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PROVA SU STRADAC'era una volta una Lamborghini...

17.12.12 - 07:00
…che, per un giorno, è stata nelle nostre mani. Una prova unica, ed esclusiva, che non dimenticheremo tanto presto. Il nostro racconto è lì a dimostrarlo.
Davide Saporiti
C'era una volta una Lamborghini...
…che, per un giorno, è stata nelle nostre mani. Una prova unica, ed esclusiva, che non dimenticheremo tanto presto. Il nostro racconto è lì a dimostrarlo.

UN COMPITO FACILE  - “Mi raccomando: alle 18 riportateci la macchina e consegnate le chiavi alla signorina all’entrata. L’indirizzo per il rientro è già impostato nel navigatore.” Quella che, di fatto, potrebbe sembrare una delle cose più facili e banali di questo mondo, può rivelarsi assai difficile a dipendenza della situazione in cui ci si trova. Erano all’incirca le 17 quando eravamo ancora dispersi nei colli dell’Appennino Tosco-Emiliano, ben lontani da Sant’Agata Bolognese, sede centrale di Lamborghini, dove di lì ad un’ora avremmo dovuto riconsegnare l’Aventador. Uno sguardo scambiato con il nostro fotografo di fiducia Davide Saporiti, seduto al mio fianco, me ne ha dato la conferma: siamo in ritardo. Parecchio in ritardo. Ma quando si guida una Lamborghini, a maggior ragione se appartenente alla gloriosa stirpe delle V12 a motore a centrale, non è facile smettere. Basta inoltrarsi in tarda mattinata verso qualche colle fuori Bologna per scoprire di continuo nuove strade, una più bella dell’altra. L’unica cosa che potremmo ancora desiderare è una pista, ma questo solo per la velocità sovraumana di questo strano oggetto arancione che, pur essendo un’automobile, sembra avere caratteristiche di tutt’altro tipo.

UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA - Che quella sarebbe stata una giornata fuori dall’ordinario era chiaro sin dal mattino, momento in cui l’abbiamo presa in consegna presso una delle mete di pellegrinaggio preferite dagli appassionati di motori. A differenza delle altre volte, in cui la consegna di una vettura, seppur sportiva, avviene con una relativa freddezza dovuta al fatto che in questa professione si vede un’auto nuova quasi ogni giorno, eravamo entrambi impazienti come i bambini che non vedono l’ora di aprire i regali sotto l’albero di Natale. Quando si presenta di fronte a noi, nella più classica delle livree, le giriamo intorno, la guardiamo, la scrutiamo e la ammiriamo senza pronunciare alcuna parola; soltanto con un’espressione soddisfatta che da un lato lascia trasparire la voglia che abbiamo di metterci al volante e dall’altro testimonia l’incredulità di entrambi nel costatare che, finalmente, è arrivato il gran giorno: proveremo una Lamborghini.

IL MOSTRO CIVILIZZATO - Quando un evento del genere è prossimo alla concretizzazione, si fa di tutto per gustarsi ogni istante. Aprire la suggestiva portiera a forbice, calarsi nell’abitacolo dallo stampo aeronautico, sollevare la placchetta protettiva simile a quella per lo sgancio dei missili sugli aerei da caccia e premere quel fatidico bottone rosso: 1, 12, 4, 9, 2, 11, 6, 7, 3, 10, 5, 8. Giusto il consueto tempismo richiesto per l’accensione dei propulsori plurifrazionati, ed ecco che tutti i 12 cilindri prendono vita con un ruggito che, successivamente, si assesta su un regime minimo fin troppo educato per il timore che incute il suo aspetto. Anche immersa nel traffico di un mercoledì qualunque, la bizzarra sensazione di tranquillità dovuta alla discrezione fonica e alla relativa comodità dell’assetto mi fa credere che non si tratta di una castrazione volontaria bensì, come avrò il piacere di scoprire più avanti, di una matura sicurezza in se stessi. Tutti si voltano a guardarla, tutti sanno chi è e di cosa é capace, e lei non deve dimostrarlo sbraitando o aggredendo i passanti mentre si transita da un paesino all’altro.

PRESTAZIONI AL CARDIOPALMA - La verità è che il carattere che tutti si aspettano dal toro emiliano emerge solo lontano dal traffico e dalla quotidianità, quando si ha l’opportunità di scogliere le briglie. In quel caso non importa quali automobili abbiate guidato nella vostra vita perché l’Aventador vi costringe a ridefinire i parametri di valutazione a causa delle sue prestazioni che, volendo, si potrebbero anche riassumere nei freddi numeri come i 2,9 secondi necessari scattare da 0 a 100 km/h o i trecentocinquanta all’ora di velocità massima. La pura e semplice verità è che nessuno di questi dati riesce trasmettervi veramente l’idea della sua accelerazione da cardiopalma, della selvaggia tale da togliere il fiato mentre il V12 da 6,5 litri si arrampica – accompagnato da un rombo puro, da pelle d’oca, a tenervi compagnia dietro le spalle – su per il contagiri fino a 8'500 giri al minuto; regime in cui il cambio ISR impostato nell’opportuna modalità “corsa” è letteralmente pronto a staccarvi il collo dal resto del corpo per la violenza con la quale cambia rapporto in appena cinquanta millisecondi.

AMICIZIA INTUITIVA - Incute timore, molto rispetto, fa quasi sudare le mani e crea una certa tensione non appena ci si avvicina ad un percorso guidato ricco di curve, e trovarne uno dalle parti di Zocca dove finita una strada stupenda ne inizia una ancora migliore, è davvero un gioco da ragazzi. Non è mai facile fare amicizia con automobili capaci di tali prestazioni, ma nonostante il debutto sia stato come sempre caratterizzato dalla prudenza di chi vuole far tutto fuorché stampare 450'000 franchi di automobile contro un muro, io e l’Aventador entriamo in confidenza molto prima di quanto avrei mai potuto immaginare. Come prima cosa salta all’occhio uno sterzo che è quanto di meglio si possa trovare nel panorama automobilistico odierno, in quanto abbina la comunicatività e la sensibilità di quelli “vecchi” alla velocità e alla reattività di quelli moderni. Così facendo gli inserimenti in curva diventano man mano più decisi e il piede destro capace di incidere con maggiore naturalezza sul pedale dell’acceleratore. Ma guai a perdere la concentrazione anche per un solo secondo, perché se da un lato è vero che guidarla non è così ostico come potrebbe sembrare dall’altro non si tratta di una compatta sportiva, ma pur sempre di una supercar a motore centrale da settecento cavalli; capace di esserti amica ma al tempo stesso di non perdonare troppo le tue disattenzioni. Come una vera signora che cui piace farsi conquistare.

SENZA ALCUN LIMITE - La trazione integrale aiuta parecchio chi guida nel scaricare la potenza al suolo, operazione in realtà mai troppo difficoltosa. È soltanto insistendo con l’acceleratore nell’uscita di una curva stretta che il posteriore inizia a partirmi per la tangente ma, senza aver rilasciato il pedale destro, parte della potenza è stata abilmente trasferita all’asse anteriore permettendomi di pennellare la curva con giusto un filo di controsterzo riportando il volante nella posizione “zero” non appena davanti a me si è presentato il rettilineo successivo. È dopo una situazione come questa che nell’abitacolo scoppia una ristata una po’ isterica tra me e il fotografo. Un chiaro segnale che, ora, l'Aventador è completamente nelle nostre mani. La naturale conseguenza è che da quel momento in poi si riescono a sfruttare i minimi movimenti di sterzo necessari per l’inserimento in curva, all’interno della quale il baricentro basso e gli enormi pneumatici vi consentono di raggiungere velocità di percorrenza elevate, accompagnate da un sottosterzo appena accennato che rassicura. Il ghigno e lo sguardo incredulo si trasformano poi in un sorriso a trentadue denti e in uno sguardo sgranato non appena si presenta un altro rettifilo, poiché premendo l'acceleratore “qui” si arriverà “li” nella metà del tempo e al doppio della velocità rispetto ad una sportiva tradizionale. Ma avrà qualche limite quest’automobile che sembra provenire da un altro pianeta?

CI VUOLE IL FISICO - A dire il vero prima dei limiti della vettura emergono i limiti di chi guida. Le accelerazioni da cardiopalma, gli strattoni paragonabili al “colpo di frusta” nelle cambiate, le decelerazioni altrettanto pazzesche o le forze centrifughe che possono toccare gli 1,4 g mettono in crisi coloro che a differenza dei piloti professionisti non sono abituati a tali forze fisiche. Ma un altro limite dell’Aventador è quello dettato dal tempo che, a causa del coinvolgimento, del piacere di guidare all’ennesima potenza e dell’esperienza fuori dal comune, io e il fotografo stavamo quasi per dimenticare. Siamo quindi sulla via per Sant’Agata Bolognese per riconsegnare la Lambo, convinti di aver già visto tutto, quand’ecco che ci accorgiamo di un evento più unico che raro: dallo scarico escono, di tanto in tanto, delle corpose fiammate. Era tutto il giorno che stavamo cercando un’immagine, una figura o una situazione che potesse descrivere questa Aventador, purtroppo senza essere mai riusciti a trovare quella giusta, quella perfetta. Ma ora, ci è stata servita su un piatto d’argento: l’auto del Diavolo!

 

ModelloLamborghini Aventador
VersioneLP-700-4
Motore12 cilindri a V, benzina, aspirato
Cilindrata6'498 cc
Potenza700 cv @ 8'250 giri/min.
Coppia690 Nm @ 5'500 giri/min.
TrasmissioneCambio robotizzato ISR a 7 rapporti, trazione integrale Haldex
Massa a vuoto1'575 kg
Accelerazione 0-100 km/h2,9 secondi (dichiarato)
Velocità massima350 km/h (dichiarato)
Consumo medio16 L/100 km (dichiarato)
Prezzo433'000 CHF
Prezzo esemplare provato453'195 CHF

 

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