Cerca e trova immobili

AUTO STORICHELe ultime curve prima dell’inverno

31.10.15 - 00:30
Questa non è una prova su strada. È un racconto, la testimonianza di un’esperienza di guida. In un certo senso unica, ma che si ripete regolarmente ogni anno.
Foto: Davide Saporiti
Le ultime curve prima dell’inverno
Questa non è una prova su strada. È un racconto, la testimonianza di un’esperienza di guida. In un certo senso unica, ma che si ripete regolarmente ogni anno.

Gli impegni di lavoro si sono susseguiti con un ritmo incessante: è capitato addirittura di dover trascorrere il fine settimana fuori casa. Sembrava davvero non esserci via d’uscita. I giorni mi passavano di fronte come i cartelli chilometrici lungo l’autostrada. E ottobre stava giungendo al termine. Sempre più forte si stava facendo largo in me la sensazione che purtroppo vi avrei dovuto rinunciare, che non avrei ahimè avuto tempo per fare ciò avevo in mente e che realmente desideravo. Poi, come per miracolo, è apparso un spazio bianco in agenda, lungo addirittura un intero pomeriggio. Sembrava perfetto. Oltretutto sono stato pure estremamente fortunato, perché ottobre ci ha deliziato con delle giornate particolarmente miti, come se l’autunno volesse aspettarmi e posticipare ancora un po’, quel tanto che serviva, l’arrivo dell’inverno. La ciliegina sulla torta: proprio quella mezza giornata il sole risplendeva contornato da un cielo azzurro quasi surreale.

Generalmente adoro viaggiare in autostrada, specie lungo quelle in cui si scorre sufficientemente bene. Questa volta, però, non vedevo l’ora di arrivare allo svincolo. Non era tanto quella voglia di giungere il prima possibile in un posto, semmai quella di voler porre fine quanto prima alla situazione in cui ti trovi. Guidare una Mazda MX-5 della prima generazione in autostrada non è divertente. A velocità in cui molte automobili odierne scorrono senza alcun dramma lei ha l’ago del contagiri situato a regimi piuttosto preoccupanti - oltre ad essere tutt’altro che silenziosi. Ma non importa: appena uscito dall’autostrada la prima cosa da fare è abbassare la capote. Operazione fulminea: rilasciare i due ganci in prossimità del parabrezza, lanciare la capote all’indietro e tirare su il frangivento. Cuffia in testa per non trascorrere il fine settimana sul divano e occhiale da sole di rigore. Si parte, finalmente!

Ottobre è per molti appassionati di automobili (ma ciò vale anche per i motociclisti) un mese molto particolare. Perché come me anche tanti altri in ottobre sono soliti a trascorrere il proprio “ultimo giorno” sulla propria strada preferita prima della pausa invernale. Quell’ultimo giorno cui gli pneumatici semi slick riusciranno ad avere una presa sull’asfalto ancora degna di questo nome. È un momento intenso, che cerchi di goderti fino in fondo. L’esplosione di colori, l’innumerevole quantità di foglie già cadute a bordo strada o addirittura sulla carreggiata e l’aria fresca calano il sipario su quelle favolose esperienze di guida che si potranno riprendere solo ad aprile o poco più tardi. Senza tetto ti senti parte integrante di questo contesto: l’aria fresca e i profumi della natura non fanno che enfatizzare il tutto. Oltre che permetterti di sentire con maggiore chiarezza e in assoluta assenza di filtro i suoni che produce la tua automobile.

Quando mi si chiede cosa renda così magica una Mazda MX-5 della prima o della seconda generazione non mi dilungo in grandi spiegazioni tecniche. Dico semplicemente che è un’automobile che ti mette di buonumore dalla prima volta in cui ruoti il volante o premi l’acceleratore. Non che di potenza ve ne sia granché: ti devi accontentare di 115 cavalli. Quelli di una volta però: rauchi, ruvidi, però vogliosi di salire fino a 7’000 giri senza tante menate, che ti assecondano in tutto ciò che vuoi fare. Sembra quasi un motore a carburatori tanto è sincero. Tiri il collo alla seconda, innesti la terza e già in salita inizia a mancare la spinta. Ma pochi cavalli ti insegnano a focalizzarti su ciò che più conta, ovvero la dinamica di guida. E a tenere giù il piede destro. Sull’acceleratore, ovviamente. Assurdo ma vero, con lei non è che bisogna preoccuparsi più di tanto delle traiettorie. Il segreto è entrare in curva con una decina di chilometri orari in più rispetto a quanto faresti con una qualsiasi altra automobile (anche sportiva), sentire il telaio mentre in simbiosi con l’assetto KW e gli Yokohama Neova trova l’auspicata aderenza laterale, rilasciare appena un po’ l’acceleratore affinché si sposti quanto basta verso l’interno della curva, applicare le eventuali (minime) correzioni con lo sterzo e buttare giù nuovamente il pedale destro fino a fondo corsa - tanto di cavalli ce ne sono pochi, appunto. La cosa assurda? A questo punto non sarete nemmeno ancora arrivati al punto di corda. Tutto dura pochi e intensissimi attimi, ma con una dolcezza e una prevedibilità tali da diventare naturali. Ti senti perfettamente al centro dell’automobile e una volta trovata la tecnica giusto diventa un modo di affrontare le curve che rende insulso qualsiasi altro veicolo - supercar incluse.

È uno stile di guida assurdo, fuori dagli schemi, adorabilmente anni sessanta. Periodo a cui peraltro la “Miata” si ispira. Sarà inoltre la colorazione verde scuro, l’interno in cuoio beige e l’accoppiata volante più pomello del cambio griffati Nardi, ma ogni volta in cui la vedo posteggiata, apro la sua portiera calandomi in quell’abitacolo dai profumi così retrò e metto in moto quel motore pieno di vita sembra davvero di approciarsi ad una di quelle spider inglesi. Tipo una Triumpf TR-qualcosa. Oppure una Lotus Elan. Pur avendo sulla sua carta d’identità solo un quarto di secolo è un’automobile che vivi e assapori di più rispetto a tante altre sue coetanee. Guidare una MX-5 è un po’ come andare al cinema: un’attività fine a se stessa. Non ascolti la musica perché comunque non sentiresti nulla, non telefoni perché sarebbe un peccato distrarsi, non pensi agli affari tuoi perché non hai un dispositivo che mantiene la velocità, mantiene la corsia, accende i fanali o attiva i tergicristalli al posto tui. Guidi. Semplicemente. Chilometro dopo chilometro. E te ne rendi conto solo alla fine del viaggio che nel frattempo ti hanno scritto dodici E-Mail, hai perso quattro chiamate, hai due nuove notifiche su Facebook e ventisei su WhatsApp. Chissenefrega. È stato così bello potersi rintanare un’ultima volta nel proprio mondo che il resto perde improvvisamente d’importanza. Al punto tale che ora, seppur un po’ a malincuore, le giornate possono tranquillamente accorciarsi, il sale antigelo essere sparso come se non ci fosse un domani, le strade restare umide per tutto il giorno e gli pneumatici invernali calzare le ruote delle nostre auto per qualche mese. Perché non esiste soddisfazione più grande che posteggiare nuovamente la propria amata nell’autorimessa, pronta per il letargo, consapevole che ti ha dato le più grandi soddisfazioni che potevi richiederle. Soprattutto senza rimpianti, ben consapevole che te la sei goduta come si deve un’ultima volta.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE