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APPROFONDIMENTOUn viaggio nel tempo tra Volkswagen, Messico e Maggiolini

18.04.15 - 10:49
Fino a poco più di dieci anni fa qui si producevano ancora gli storici “Vochos”. Abbiamo fatto un giro scoprendo il solido legame tra Messico e Wolfsburg.
Un viaggio nel tempo tra Volkswagen, Messico e Maggiolini
Fino a poco più di dieci anni fa qui si producevano ancora gli storici “Vochos”. Abbiamo fatto un giro scoprendo il solido legame tra Messico e Wolfsburg.

Il Messico è un Paese particolare. Mentre parlavo con qualcuno che qui dirige da parecchi anni un’azienda nel settore automobilistico, e che messicano non é, il quadro che ha dipinto non sembrava poi tanto distante da quello che, forse anche un po’ caricaturalmente, molti hanno dell’Italia. “È una nazione bellissima, con persone, cultura e natura favolose. Tecnicamente non è impossibile far lavorare bene un’impresa, però c’è davvero troppa corruzione, tanta criminalità e un’economia imprevedibile proprio come i governanti del Paese.”

In un mercato automobilistico così, in cui la “popolazione” di veicoli ricalca molto quella nordamericana, quindi con produttori asiatici e americani in cima alle classifiche, un marchio europeo incontra parecchie difficoltà nell’affermarsi, anche perché generalmente parliamo di automobili più costose rispetto alla media del parco circolante. Tra la Nissan che domina in prima posizione, altri apprezzati marchi giapponesi e l’influenza del Nordamerica con la rincorsa al sogno americano che si riflette anche nella scelta di veicoli made in USA, una strana eccezione è quella della tedesca Volkswagen, che proprio in Messico ha la sua fabbrica più grande al di fuori dalla Germania.

L’aspetto curioso è che talvolta i messicani percepiscono la ben poco latina Volkswagen come un marchio proprio, messicano. Forse perché il rapporto è assai longevo: le prime VW sono state esportate già nel 1954. Nel corso degli anni - e qui arriviamo anche ad uno dei segreti del successo - le leggi protezioniste hanno “imposto” ai tedeschi di costruire qui una propria fabbrica, con sede a Puebla. Lì è stato prodotto per un’eternità il maggiolino: il primo ha lasciato gli stabilimenti il 23 ottobre del 1967, l’ultimo nel luglio del 2003. C’è stato addirittura un periodo, nel 1974, in cui Volkswagen deteneva una quota di mercato del 35%. Essenziale per il successo della fabbrica, vista l’instabilità di cui si accennava prima, è stata la vicinanza con il Nord America. Nel 2000 ben due terzi della produzione prendeva la via degli Stati Uniti e del Canada. In totale, tra il 1964 e il 2013, in Messico sono state prodotte oltre 10 milioni di Volkswagen.

Quello tra il Messico ed il Maggiolino è un legame che prosegue tutt’ora con la produzione in loco della terza generazione.Così ce ne siamo procurati uno e siamo andati fare un giro nella regione più centrale del Paese e, sorpresa, i vecchi “Vochos” sono ancora presenti in gran quantità non appena ci si addentra in piccoli villaggi o si abbandonano le strade principali. Un po’ come la prima serie della Panda nella vicina penisola. Anche se da fuori sembra uguale al “nostro” Maggiolino in realtà nel vano motore c’è un cinque cilindri aspirato abbinato ad un cambio automatico, le cui prestazione sono piuttosto…censurabili. Ma oggi non siamo qui per andare forte, bensì per fare un viaggio nel tempo. E tra una borgo semideserto ed un altro pittoresco si perde ben presto il conto della quantità di foto scattate con nonna e nipote. Una foto che oltre a sembrare una cartolina ti fa sentire un po’ a bordo di una macchina del tempo.

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