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INTERVISTA"Una madre non abbandona mai il proprio figlio." Il presidente di SEAT ci parla sul futuro del marchio

29.01.13 - 09:41
Interessante incontro con James Muir, presidente di SEAT, a proposito dei rapporti con mamma Volkswagen e sulle nuove strategie per riuscire (finalmente) a decollare.
James Muir a fianco del concept IBX, Salone di Ginevra 2011
"Una madre non abbandona mai il proprio figlio." Il presidente di SEAT ci parla sul futuro del marchio
Interessante incontro con James Muir, presidente di SEAT, a proposito dei rapporti con mamma Volkswagen e sulle nuove strategie per riuscire (finalmente) a decollare.

“Quando ho iniziato a lavorare per SEAT, Martin Winterkron (boss del gruppo Volkswagen, n.d.r) mi disse che avevo il compito più difficile all’interno del gruppo. Io però ho sempre sostenuto che sia lui ad avere il compito più difficile, perché nonostante SEAT ne faccia parte da molto tempo – per esempio più di Skoda – non ha mai avuto successo, quindi è difficile compiere dei veri e propri sbagli. Se Volkswagen visti tutti i suoi successi può dire di aver finito il primo tempo, per noi (e per me) la partita è appena cominciata”

Parola di James Muir, dal primo settembre del 2009 presidente del comitato di direzione del marchio spagnolo. Il numero uno, insomma. Il motivo per il quale il suo incarico non è dei più semplici è da ricondurre al fatto che per decenni i vertici del gruppo di Wolfsburg hanno rivoltato come un calzino il marchio mediterraneo, senza però riuscire – salvo brevi periodi di successo – a lanciarlo verso le cifre e gli obiettivi sperati. In questi casi vien sempre da credersi dove risiede il problema.

“In tutte le aziende che vanno male, la colpa non è mai dei dipendenti ma dei dirigenti. Anche in quest’ottica non è salutare cambiare sempre la dirigenza o più in generale il personale, in quanto una volta trovate le persone giuste ci vuole comunque  un bel po’ di tempo per cogliere i frutti del proprio lavoro.”

Ma limitandoci al marchio, cosa non funziona con SEAT?

"Deve diventare un marchio stabile e credibile. La credibilità di un marchio si basa su un prodotto di successo; il caso più pratico è quello di Volkswagen ottenuto con il maggiolino prima e con la Golf poi. Quando un marchio ha quindi raggiunto questa forza è in grado di compensare eventuali esperimenti che si rivelano dei flop commerciali, cosa che invece un marchio più debole non può permettersi. È questo il motivo per il quale alla SEAT ci stiamo concentrando solo su quei prodotti concreti che ci premieranno con la credibilità da parte del pubblico la quale si trasforma nella citata forza di un marchio.”

Più concretamente, quindi, quali nuovi prodotti dobbiamo aspettarci? Nulla di rivoluzionario, mi sembra di capire…

“Diciamo che ci stiamo concentrando su quei segmenti dove siamo stati sempre forti per svilupparli maggiormente. La parole d’ordine per i prossimi tempi sarà “diversificazione”: pochi modelli, ma in molte varianti. Per la nuova Leon trasleremo insomma il concetto già applicato sulla Ibiza: una cinque porte per tutti, una carrozzeria a tre porte dalla declinazione marcatamente sportiva e una familiare. Inoltre entro i prossimi cinque anni dobbiamo portare sul mercato un SUV, tipologia di auto per la quale c’è sempre mercato.”

Un’offensiva così concreta e poco avvezza agli “sprechi” avrà sicuramente una filosofia molto precisa, ben definita. Come saranno le prossime SEAT? Come dobbiamo aspettarcele? Più sportive, più razionali, più qualitative o più economiche?

“A livello qualitativo, anche se in pochi ci crederanno, siamo diventati i primi all’interno del gruppo Volkswagen grazie al nuovo e modernissimo stabilimento di Martorell, alle porte di Barcellona. Li attualmente produciamo anche l’Audi Q3, che dal punto di vista qualitativo è la numero due nella casa dei quattro anelli. Un altro esempio è la Leon, che a dir la verità è fatta fin troppo bene per meritarsi il marchio SEAT (ride). Scherzi a parte, alla qualità abbineremo l’emozionalità del design e lo spirito giovane come abbiamo sempre fatto. In ogni caso, col tempo avremo più successi della concorrenza perché facciamo parte di un gruppo che contiene i valori che noi inseguiamo: ora non ci aspetta che raggiungerli.”

Nel corso degli anni sono state spese tante brutte parole per la figlia spagnola del gruppo Volkswagen, tanto che molto spesso venivano alimentate forti voci che il gruppo si sarebbe voluto sbarazzare del marchio quando questo si è trovato in grandi difficoltà. Come viene vista SEAT all’interno del gruppo, al giorno d’oggi?

“È vero, SEAT si è trovata e si trova in difficoltà all’interno del gruppo come Opel, o ancora peggio SAAB, lo sono o sono state all’interno di General Motors. Qualche anno fa ricordo che ero alla cerimonia di premiazione per il premio “Volante d’oro” assieme a Martin WInterkron. Quando lui salì sul palco, qualcuno della stampa gli pose una domanda a proposito di una possibile cessione del marchio spagnolo. Winterkorn prima mi ha guardato negli occhi mentre ero seduto tra il pubblico e poi ha risposto: “Una madre non abbandona mai il proprio figlio.”

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