In Svezia accade già: circa 20mila persone l'hanno installato e almeno 3mila pendolari lo usano per viaggiare in treno
STOCCOLMA - Finora, avevamo visto porgere i contanti, le carte di credito, magari lo smartphone. Sulla carta, anche l'orologio intelligente ha il suo futuro, come forma di pagamento alternativa. Mai però ci eravamo forse immaginati che, un giorno, si potesse allungare semplicemente il braccio. In Svezia è già realtà: sono almeno 20mila, si stima, le persone che si sono fatte installare un microchip sotto la pelle con cui pagare il conto al bar, il cinema o il biglietto del treno.
Sono le ultime tremila, oggi, a far notizia: perché si tratta del primo, nutrito e identificabile gruppo di individui che ha aderito a un progetto delle ferrovie, che così intendono gestire i propri pendolari. Doveva essere un esperimento circoscritto a un centinaio di clienti, secondo quanto era trapelato a giugno; ma il numero, si svela ora, è molto più grosso e rivela come possa presto diventare una tendenza.
«Un impianto di microchip potrebbe tornare utili per molte cose, per esempio per sostituire le chiavi di casa o della macchina», osserva Stephen Ray, sovrintendente del progetto avviato da SJ Rail. Grazie alla tecnologia Near Field Communication, la medesima che consente i pagamenti contactless o mobile, un lettore avvicinato al corpo entra in comunicazione con il dispositivo sotto pelle e il flusso di onde elettromagnetiche, utili a trasportare dati, sui treni per esempio è in grado di confermare l'avvenuta transazione.
Grandi come un chicco di riso, i microchip sono stati accolti con favore superiore alle aspettative dalla gente; la start-up di Stoccolma Epicenter li ha addirittura offerti ai suoi dipendenti, che hanno finito per diventare testimonial in eventi dedicati alla nuova tecnologia. Nelle serate organizzate in vari luoghi della Svezia, hanno garantito che, dal punto di vista biologico, sono perfettamente compatibili con l'essere umano, non causano problemi.
Il problema, casomai, è la privacy: la scorsa estate, invece dei dati sul biglietto acquistato, a un controllore è comparso il profilo LinkedIn del viaggiatore. «Solo una falla, prontamente corretta», dice Ray. Quanto alle questioni etiche, ci sarà presto e senza dubbio da discutere.