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STATI UNITI Fca al lavoro per evitare le multa, aspettando Trump

14.01.17 - 20:20
Il gruppo rischia una sanzione gigantesca fino a 4,6 miliardi
Fca al lavoro per evitare le multa, aspettando Trump
Il gruppo rischia una sanzione gigantesca fino a 4,6 miliardi

AUBURN HILLS - Ore di intenso lavoro ai piani alti di Fiat Chrysler Automobiles (Fca), nel quartier generale statunitense di Auburn Hills, non lontano da Detroit. Si lavora sotto traccia per avviare le trattative con cui il gruppo guidato da Sergio Marchionne spera di uscire indenne dalla doppia inchiesta sulla violazione delle norme ambientali in vigore negli Usa: quella lanciata dall'Epa (l'agenzia federale per la protezione ambientale) e quella aperta a seguire dal Dipartimento di giustizia statunitense.

Per ora i contatti sono solo a livello tecnico, aspettando che negli Stati Uniti si insedi la nuova amministrazione guidata da Donald Trump, col presidente eletto che entreà alla Casa Bianca venerdì 20 gennaio. Sulla scrivania dello Studio Ovale troverà anche il dossier Fca, che molto probabilmente spingerà il nuovo presidente a fare più in fretta del previsto nel rendere operativi i nuovi vertici dell'Epa affidati al "falco" Scott Pruitt, noto antiambientalista e come il tycoon scettico sul tema dei cambiamenti climatici dovuti all'inquinamento.

Senza contare l'interesse che Trump ha di non vedere colpito un gruppo come Fca che ha promesso la creazione di 2000 nuovi posti di lavoro negli Usa investendo un miliardo di dollari (1,02 miliardi di franchi) in Michigan e in Ohio, due degli Stati chiave che hanno dato la vittoria al tycoon.

C'è dunque da immaginarsi un cambio di rotta rispetto alla gestione attuale della politica industriale e delle politiche ambientali, queste ultime finora affidate da Obama all'attuale direttore dell'Epa Gina McCarty. Con Marchionne che non ha nascosto di confidare nel nuovo corso. E non è escluso che in queste ore siano in corso anche contatti con alcuni uomini del gruppo che cura la transizione verso la nuova amministrazione del presidente eletto per preparare il terreno dei futuri colloqui.

Intanto un primo appuntamento è previsto ad Ann Harbor, in Michigan, dove si trovano i laboratori dell'Agenzia per la protezione ambientale americana. Poi lunedì la trasferta a Sacramento, in California, per fare il punto sulle accuse mosse anche dall'Air Resources Board del Golden State: le stesse dell'Epa, ossia aver violato gli standard sulle emissioni diesel installando dei software nei motori di alcuni modelli Jeep e Dodge senza darne comunicazione. In tutto 104'000 i veicoli coinvolti, prodotti dal 2014 al 2016.

L'obiettivo dei vertici di Fca è chiaramente quello di limitare il più possibile i danni, nella speranza che i numeri restino quelli già emersi, e che l'impatto sui conti sia il minore possibile, con il rischio esistente di una multagigantesca fino a 4,6 miliardi di dollari. Ma c'è anche la necessità di non pregiudicare gli sforzi compiuti da Marchionne nella ricerca di nuove alleanze che permettano ad Fca di restare fra i grandi player del futuro mercato dell'auto.

La linea difensiva è chiara: il caso di Fiat Chrysler non è come quello di Volkswagen. Tanto che l'Epa non ha accusato Fca di aver installato i software in questione con l'intenzione di frodare i test sulle emissioni delle autorità statunitensi, ma di averlo fatto senza comunicarlo, in violazione comunque del Clean Air Act. La legge più volte criticata da Trump perché comporterebbe gravi limitazioni allo sviluppo delle industrie.

Inoltre l'agenzia ambientale Usa non ha imposto alla Fca lo stop delle vendite dei veicoli coinvolti. Ma - fanno notare alcuni osservatori - l'inchiesta va ancora avanti, ed è impossibile in questa fase quali sviluppi potrà avere.

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