Il 60% vuole che la stessa misura annunciata da Francia e Regno Unito sia introdotta anche qui, magari pure prima del 2040
LUGANO - Dopo la Francia, il Regno Unito. Stessa scadenza, il 2040: a partire da quell'anno anche qui, giura il governo britannico, saranno banditi i veicoli diesel e a benzina. Una misura che, stimano i consumatori, costerà al popolo «migliaia di miliardi» e «oltre 800mila posti di lavoro»; ma che pure è benedetta come necessaria, inevitabile, per la qualità dell'aria e della vita.
Anche in Ticino, dove il 59% della gente è convinto che «tale provvedimento dovrebbe essere preso anche in Svizzera». Per il 38% dovrebbero anzi venire anticipati i tempi. E se il 35% resta scettico, vuoi perché «dev'essere il mercato a regolarsi» (22%), vuoi perché «non è una misura sufficiente a debellare lo smog» (13%), si apre l'interrogativo: davvero sarebbe praticabile, in un Paese noto per la sua sensibilità ecologista ma dove, alla fine, il motore a combustione ancora si prende quasi tutte le preferenze?
Vero che 23 anni di tempo sono tanti, ma dismettere 4'441'402 automobili, quante sono quelle sotto accusa su un totale di 4'524'029 circolanti in Svizzera, non è così scontato. Soprattutto perché li numeri nascondono, neppure troppo, altri e buoni motivi: come «l'attenzione ai consumi» e di riflesso ai costi, da Lamone riflette il titolare di Temauto Mimmo Cozza, che nonostante tutto invita ancora a non bandire il gasolio.
Oppure la perplessità di chi è convinto che, dovunque si guardi, c'è del male: e se non sono i gas di scarico saranno le centrali nucleari. Sarà anche per questo che, dopo il boom del 2015, l'auto elettrica non va in crescendo: nel 2016 le immatricolazioni sono state 3'525, quasi il 10% in meno dell'anno precedente; sulle strade, nel frattempo, sono arrivate a 10'724. In salita, piuttosto, gli ibridi, 10'587 nel 2016; oggi, in Svizzera, sono 57'439.