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EUROPADatori di lavoro, basta spiarci su Facebook

19.07.17 - 14:00
Illegittimo usare i social network per prendere informazioni sui dipendenti: e adesso che succede?
Datori di lavoro, basta spiarci su Facebook
Illegittimo usare i social network per prendere informazioni sui dipendenti: e adesso che succede?

Facebook e i datori di lavoro

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Questi sondaggi non hanno, ovviamente, un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.

BRUXELLES - Ci siamo passati tutti, curiosi di scoprire con chi abbiamo a che fare.

Chi a scorrere i profili Facebook di un possibile datore di lavoro, appena incontrato al colloquio; chi, dall'altra parte, ad andare oltre il curriculum stampato e la buona impressione del momento, nel tentativo di vedere se davvero quel giovane, seduto lì di fronte fino a un attimo prima, è davvero la persona adatta per quel posto. Piaccia o no, i social network sono diventati una risorsa nel mercato del lavoro. Ma se vi dicessero che usarli è illegittimo?

Una commissione dell'Ue, operativa nella protezione dei dati personali, l'ha messo nero su bianco nelle scorse ore, guadagnandosi anche il titolone del Financial Times. Una delle pratiche utilizzate dalla maggioranza delle imprese, il 60% secondo le statistiche, sarebbe fuori legge; perché, la si metta poi come si preferisce, in fondo si tratta pur sempre di "spiare" una persona, e in un qualche modo di violarla.

Così il "Gruppo di lavoro ex Articolo 29", composto da un rappresentante di ciascuno Stato membro, dal garante europeo per la protezione dei dati personali e da un rappresentante della Commissione Ue, ha emanato una serie di linee guida cui attenersi per non incorrere in comportamenti discutibili. Col rischio che arrivino perfino in tribunale, in caso di contestazioni formali.

Non che Facebook sia da censurare per sempre. Guardare si potrà ancora: a patto, dicono gli esperti, di chiedere il permesso. I potenziali datori di lavoro dovranno in altri termini dotarsi di «una base giuridica» per legittimare la loro ricerca su piattaforme come LinkedIn, Facebook, Instagram e simili, avvisando preventivamente il candidato. Che potrà, a quel punto, mettersi al riparo.

Consentito, va da sè, rifiutare l'amicizia del capo. Quanto a verificare cosa fanno i dipendenti in ufficio, il tempo che dedicano alle mansioni affidate e quello che passano a navigare su internet per i fatti propri, potrebbe diventare impossibile.  

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COMMENTI
 

Equalizer 6 anni fa su tio
Molta gente non ha ancora capito che non c'è un mondo di sopra e uno di sotto, quando pubblichi qualcosa in Facebook e lo classifichi per tutti è per tutti, e devi essere pronto ad assumertene le conseguenze.
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