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Il presidente turco non ha apprezzato le accuse rivolte all'ex ministro dell'Economia di avere violato le sanzioni all'Iran. Pronti invece aiuti per la Birmania
ANKARA - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan attacca gli Stati Uniti per le accuse rivolte da un procuratore americano all'ex ministro dell'Economia di Ankara, Zafer Caglayan, di aver violato le sanzioni Usa all'Iran con la complicità della banca statale Halkbank.
«Considero il passo intrapreso contro il nostro ex ministro dell'Economia come un passo contro la repubblica turca», ha detto Erdogan, in partenza per il Kazakistan, definendo le accuse come una mossa «politica» segno della «debolezza» di Washington e invitando le autorità americane a «rivedere» la decisione.
Il leader di Ankara ha poi aggiunto che intende sollevare il caso durante la sua visita tra 10 giorni a New York per l'Assemblea generale dell'Onu.
Erdogan è tornato a criticare gli Usa anche per aver incriminato i suoi bodyguard per le violenze contro alcuni manifestanti durante la sua visita a Washington del maggio scorso.
Campi in Birmania - In questi giorni, Ankara è stata in prima fila nella crisi umanitaria dei Rohingya. «Se le autorità locali lo permetteranno, la Turchia è pronta ad allestire nuovi e più vivibili campi d'accoglienza in Bangladesh per le decine di migliaia di profughi della minoranza islamica dei Rohingya, in fuga dalle violenze nello stato di Rakhine, nella Birmania occidentale». Lo ha annunciato il presidente.
Ieri, la moglie di Erdogan, Emine, e il figlio Bilal hanno visitato, insieme al ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, i campi profughi in Bangladesh al confine con la Birmania, consegnando una prima tranche di mille tonnellate di aiuti umanitari - cibo, vestiti e kit sanitari - che saranno seguiti da altre 10 mila tonnellate nei prossimi giorni.
