Hillary Clinton crede alla tesi secondo cui il leader del Cremlino è direttamente coinvolto nei cyberattacchi che hanno destabilizzato la campagna elettorale e portato alla vittoria Donald Trump
WASHINGTON - Quello sferrato dal presidente russo Vladimir Putin durante la corsa alla Casa Bianca è un vero e proprio attacco all'America, alla democrazia. Così, in modo fragoroso, la candidata democratica alla presidenza degli Usa Hillary Clinton rompe il silenzio a più di un mese dalla sua disfatta.
E lo fa sposando la tesi avallata da gran parte della comunità dell'intelligence degli Usa: il leader del Cremlino è direttamente coinvolto nei cyberattacchi che hanno destabilizzato la campagna elettorale e portato alla vittoria Donald Trump.
Parole forti, che piombano su un clima già infuocato sull'asse Washington-Mosca, sul quale va in scena l'ultimo duello tra l'attuale inquilino della Casa Bianca Barack Obama e lo "zar". Col primo che minaccia rappresaglie per le indebite e inaccettabili interferenze da parte della Russia. E Putin che lo invita a mostrare le prove di ciò che dice: "Altrimenti taccia", replica senza mezzi termini il Cremlino.
Intanto il tycoon sta alla finestra: bolla come ridicole le accuse sull'appoggio ricevuto da Mosca, aspetta il 20 gennaio per insediarsi alla Casa Bianca e si prepara a una svolta nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia, dopo otto anni di gelo che hanno riportato i rapporti tra i due Paesi ai tempi della guerra fredda. Con Putin - scrive la maggior parte dei commentatori americani - determinato a vincere questa "Guerra fredda 2.0" e a vendicare le umiliazioni culminate con la disfatta dell'Unione sovietica.
Per Hillary Clinton non ci sarebbe solo questa ambizione dietro alle interferenze del Cremlino sulle elezioni dello scorso 8 novembre. L'attacco deciso da Putin è anche dettato da un rancore personale del presidente russo verso l'ex segretario di Stato americano, che nel 2011 parlò di elezioni parlamentari russe manipolate, falsate dal regime. Lo "zar" se la sarebbe legata al dito: "Putin - ha spiegato Clinton parlando a Manhattan nel corso di un incontro con i finanziatori della sua campagna - mi incolpò pubblicamente di aver offeso il popolo russo. E' c'è un collegamento tra quanto disse allora e quello che ha fatto in queste elezioni".
L'ex candidata è poi tornata a puntare il dito sulla sciagurata lettera inviata al Congresso dal capo della polizia federale degli Usa (Fbi) James Comey, episodio che riaprì a pochissimi giorni dal voto l'inchiesta sullo scandalo delle email. Inchiesta poi richiusa alla vigilia delle elezioni: "Un fatto senza precedenti", ha ribadito Clinton a cui la vicenda ancora brucia, eccome. Anche se ad oggi non è chiaro quale sia stato davvero l'impatto di quell'episodio sul voto.
Intanto Obama ha detto di aver parlato con Putin sulla delicata questione degli attacchi da parte di hacker legati alla Russia, dicendo al leader russo quel che ne pensa. "Risponderemo a tempo debito", ha ammonito il presidente americano uscente, respingendo anche le accuse di chi incolpa la Casa Bianca di aver reagito in ritardo.
ats ansa