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UNIONE EUROPEALa ripartizione dei migranti non piace ai Paesi dell'Est, Renzi sbotta

26.06.15 - 06:33
Un accordo è stato firmato nella notte, ma le polemiche non sono mancate
La ripartizione dei migranti non piace ai Paesi dell'Est, Renzi sbotta
Un accordo è stato firmato nella notte, ma le polemiche non sono mancate

BRUXELLES - La ripartizione dei migranti fra tutti i Paesi appartenenti all'Unione Europea divide ancora. Quando sembrava che un accordo fosse vicino, sono emerse le perplessità degli Stati dell'Est contro l'obbligatorietà delle quote su base nazionale.

Il fronte orientale avrebbe voluto che nel testo s'inserisse il termine 'volontario', e ciò ha provocato l'ira del premier italiano Matteo Renzi, che sarebbe stato protagonista - si legge sui media italiani - di un "violento" scontro con i colleghi.

Un documento, alla fine, è stato firmato a tarda notte. "L'Europa accetta la redistribuzione di 40mila donne e uomini. Superiamo il principio del trattato di Dublino #eraora" scrive Renzi su Twitter.

L'accordo - Il Consiglio europeo ha finito per approvare la redistribuzione dei 40'000 richiedenti asilo da Italia e Grecia in tutti gli altri Paesi aggiungendo al testo un riferimento al Consiglio europeo straordinario del 23 aprile scorso, dove si parlava della base volontaria.

È previsto che entro luglio tutti i Paesi concordino un numero di migranti da accogliere, e i Paesi contrari hanno ottenuto che nel testo non si parlasse esplicitamente di meccanismo "obbligatorio" (ma nel documento non comparirà neanche l'aggettivo "volontario"). È stato inoltre deciso di escludere dal meccanismo Ungheria e Bulgaria, due Paesi che ricevono moltissimi migranti dall'Est e dalla Turchia.

Oltre ai 40'000 da Italia e Grecia, l'Europa accoglierà, in questo caso su base volontaria, 20'000 persone dai campi profughi dei Paesi terzi (il cosiddetto "reinsediamento"). Il consiglio informale dei ministri degli interni affronterà la questione il prossimo 9 e 10 luglio a Lussemburgo.

Per il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker si dovrà da ora lavorare a come definire i meccanismi di distribuzione.

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