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ITALIAMorti in corsia: «Volevo alleviare le sofferenze»

02.12.16 - 22:04
Così Leonardo Cazzaniga spiega la massiccia somministrazione di farmaci per la quale amava definirsi l'angelo della morte
Morti in corsia: «Volevo alleviare le sofferenze»
Così Leonardo Cazzaniga spiega la massiccia somministrazione di farmaci per la quale amava definirsi l'angelo della morte

SARONNO - Quei quattro morti al Pronto soccorso dell'ospedale di Saronno che l'hanno portato in carcere? «Non ho mai voluto uccidere nessuno», risponde al giudice quello che, nelle testimonianze raccolte nell'inchiesta sembra si compiacesse di definirsi l'angelo della morte.

Quella massiccia somministrazione di farmaci deriva «per alleviare» le sofferenza dei quattro pazienti che una consulenza della Procura ha invece stabilito essere stato uccisi volontariamente.

Leonardo Cazzaniga, 60 anni, medico con specializzazione in anestesia («ma che l'anestesista non l'ha mai fatto» precisano i colleghi) ha voluto chiarirlo. Durante l'interrogatorio avrebbe spiegato che il somministrare farmaci serviva «per alleviare le sofferenze» dei pazienti, respingendo così l'accusa di aver voluto uccidere.

Non così la sua amante, l'infermiera Laura Taroni, che ha fatto scena muta davanti al giudice. Al medico sono contestati non solo gli omicidi volontari contenuti nell'ordinanza, ma «gli anni critici 2011-2012» come detto dal procuratore di Busto Arsizio, Gian Luigi Fontana, «devono essere ancora esaminati». Si tratta di una trentina di casi, mentre dei 44 già esaminati solo 4 sono da ricondurre al cosiddetto «protocollo Cazzaniga» di cui in ospedale alcuni erano a conoscenza. Per altri due casi di morte in ospedale non è stato possibile stabilire un rapporto di causa effetto tra la somministrazione di farmaci e la morte in quanto erano in condizioni straordinariamente compromesse, pertanto, non sono configurabili come omicidi volontari.

C'è poi l'omicidio del marito della Taroni e il medico avrebbe adottato questa linea difensiva anche in questo caso, per quanto l'uomo non fosse ricoverato in ospedale. E' il solo omicidio «in famiglia» al quale gli sono state poste domande perché per gli altri due, quello della madre e del suocero di Laura Taroni, la Procura non ha chiesto la misura cautelare.

L'avvocato di Cazzanig ha presentato per il medico una richiesta di arresti domiciliari su cui dovrà decidere il giudice. I pubblici ministeri, nei prossimi giorni, interrogheranno gli indagati a piede libero: su tutti il primario del pronto soccorso, Nicola Scoppetta (rimosso dall'incarico dalle autorità sanitarie). Per lui i pm avevano chiesto gli arresti domiciliari perché «si è reso autore, in concorso con gli altri membri della Commissione Interna» che non rilevò aspetti penali nel comportamento di Cazzaniga «dei reati di omissione di denuncia e favoreggiamento personale».
 
 

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