L'ex imam di Milano sostiene che le autorità italiane, coinvolte nel suo 'rapimento' da parte di agenti della Cia, hanno violato i suoi diritti
STRASBURGO - I giudici della Corte europea dei diritti umani renderanno pubblica domani la loro decisione sul ricorso di Abu Omar e sua moglie Nabila Ghali. L'ex imam di Milano si è rivolto alla Corte di Strasburgo nel 2009 sostenendo che le autorità italiane, coinvolte nel suo 'rapimento' da parte di agenti della Cia, hanno violato i suoi diritti.
In particolare quello a non essere sottoposto a tortura e maltrattamenti - pratiche che sostiene aver subito durante la sua detenzione in Egitto, dove è stato portato con un volo segreto degli 007 americani.
L'ex imam nel ricorso afferma anche che l'Italia non ha rispettato il suo diritto a un equo processo perché grazie al segreto di Stato, e al fatto che le autorità si sono rifiutate di chiedere l'estradizione degli agenti segreti americani, i colpevoli del suo rapimento e detenzione illegittima non sono mai stati puniti.
Infine Abu Omar e la moglie affermano che l'Italia ha leso il loro diritto alla vita familiare a causa della separazione forzata che la coppia ha subito per diversi anni. La Corte di Strasburgo ha già condannato la Macedonia che la Polonia per aver consentito e partecipato a operazioni di rendition della Cia.