Le pene inflitte spaziano dai due ai sei anni e quattro mesi per sei africani
PALERMO - Il giudice delle udienze preliminari (gup) di Palermo ha condannato a pene comprese tra due e sei anni e quattro mesi sei eritrei accusati di traffico di essere umani: si tratta della prima sentenza italiana che riconosce l'esistenza di un'organizzazione che gestiva il traffico dei migranti.
Il processo, celebrato in abbreviato, nasce dall'inchiesta denominata Glauco, avviata dopo il naufragio del 3 ottobre del 2013 davanti alle coste di Lampedusa in cui persero la vita 366 migranti. I superstiti raccontarono i loro viaggi e diedero agli investigatori gli elementi per risalire ai capi e ai gregari della banda di trafficanti.
I sei imputati, in carcere dal 2014, sono la cellula dell'organizzazione che gestiva la permanenza in Italia dei migranti giunti dalla Libia e il loro trasferimento eventuale in altri Paesi europei.
Sul banco degli imputati, che rispondono di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, anche il primo pentito tra i trafficanti di esseri umani, Nuredin Atta, condannato a 5 anni, al quale il gup ha riconosciuto la speciale attenuante prevista per i collaboratori di giustizia.
Assenti sul banco degli imputati, perché irreperibili - il processo a loro carico è sospeso - i capi dell'organizzazione, tra cui l'imprendibile Ermis Ghermay, che si nasconderebbe in Libia. Proprio per la mancanza dei tre il gup ha escluso l'aggravante della transnazionalità, ma ha riconosciuto l'esistenza dell'organizzazione.