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ITALIALa Cassazione: "Berlusconi ignorava che Ruby fosse minorenne"

28.05.15 - 21:19
Sono "affidabili" gli "elementi probatori" che scagionano l'ex premier dall'accusa di prostituzione minorile e concussione aggravata
La Cassazione: "Berlusconi ignorava che Ruby fosse minorenne"
Sono "affidabili" gli "elementi probatori" che scagionano l'ex premier dall'accusa di prostituzione minorile e concussione aggravata

MILANO - Sono "affidabili" gli "elementi probatori" che escludono che l'ex premier italiano Silvio Berlusconi fosse consapevole che Ruby era minorenne quando frequentava la sua residenza di Villa San Martino, ad Arcore, nel periodo compreso tra il 14 febbraio e il due maggio del 2010. A dirlo, anzi a scriverlo nero su bianco, è la Cassazione nelle attese motivazioni di conferma del proscioglimento di Berlusconi, emesso dalla Corte di Appello di Milano il 18 luglio 2014, dall'accusa di prostituzione minorile e concussione aggravata.

Due imputazioni che in primo grado erano costate al cavaliere una condanna pesante a sette anni di reclusione, il 26 luglio 2013. Tuttavia, nonostante l'ex premier ignorasse che la bella ragazza marocchina non 'aveva l'età', è "data per acquisita - affermano i supremi giudici - la prova certa che ad Arcore vi fu esercizio di attività prostitutiva che coinvolse anche Karima El Marough", per gli amici 'Ruby rubacuorì, con la quale Berlusconi intrattenne "commerci sessuali".

Correttamente, la Corte di Appello ha considerato, tra gli elementi "esclusivi della consapevolezza da parte dell'imputato della minore età" di Ruby, l'"aspetto fisico" della giovane, diciassettenne all'epoca delle 'cene galantì, e il suo "modo di comportarsi" che "non tradivano minimamente la sua età effettiva". Inoltre, Ruby aveva "l'abitudine a fornire false generalità" e ad attribuirsi una età "di volta in volta diversa, dai 19 ai 27 anni". Agli amici, inoltre, aveva detto di "avere sempre taciuto" la realtà dei suo dati anagrafici a Berlusconi.

Nel ripercorrere il filone giudiziario principale originato dalla vicenda Ruby, la Cassazione non manca di evidenziare come l'ex premier sia stato tradito nell'amicizia dal 'fidò Emilio Fede. "Non va sottaciuta, l'ambivalenza dei rapporti tra Fede e Berlusconi" che da parte del primo - rimarcano gli 'ermellinì - "non erano totalmente disinteressati" ma "motivati da opportunità di ritorno economico, che si materializzavano nell'ambito di quel sistema di spregiudicati intrattenimenti in Arcore a margine dei quali si approfittava anche della disponibilità del padrone di casa, cui non mancavano cospicue risorse finanziarie" per soddisfare le richieste di aiuto dello stesso Fede e di Lele Mora, agente di starlette e tronisti.

La Cassazione, ricorda che dalle intercettazione tra Fede e Mora, era emerso che "i due, allegando le gravi difficoltà economiche in cui versava Mora e agendo in sinergia tra loro, avevano convinto il facoltoso amico ad erogare al predetto una notevole somma di denaro; parte non trascurabile di questa era stata, però, girata, a beneficio proprio di Fede che l'aveva pretesa quale prezzo della sua mediazione".

Per quanto riguarda la telefonata con la quale Berlusconi, in visita di Stato a Parigi, chiamò l'ex capo di gabinetto della Questura di Milano, la Suprema Corte ritiene che "con precisione" la causale di tale chiamata a Pietro Ostuni è stata "individuata" nella volontà di "impedire che la divulgazione della minore età di Karima El Marough (Ruby), unita all'accertamento della sua pregressa partecipazione alle serate a sfondo sessuale di Arcore, potessero offuscare la sua reputazione di uomo politico investito di funzioni apicali di governo, interesse o se si vuole vantaggio privo di diretti contenuti patrimoniali".

Per questo, e per non aver 'costretto' Ostuni a rendersi disponibile e compiacente, l'ex premier non è stato condannato. Anche se, rileva la Cassazione, quella telefonata sarebbe stato meglio se Berlusconi non l' avesse fatta, dato il ruolo che aveva. Quel che è certo è che Ostuni, ha tenuto un comportamento "non lusinghiero" per un dirigente della Polizia di Stato che, "ancorché inserito in una struttura fortemente connotata in senso gerarchico come è l'amministrazione del Ministero dell'Interno, è pur sempre soggetto alla legge e conserva, perciò, autonomi poteri di apprezzamento del contenuto intrinseco anche di veri e propri ordini che possano eventualmente essergli impartiti".

Quanto al ricorso del Pg di Milano, che "tenacemente" si è battuto per riaprire il processo all'ex Cavaliere, la Suprema Corte definisce "generiche e assertive" le sue insistenze sull'accusa di prostituzione minorile portate avanti sulla base della indimostrata "notizia di dominio pubblico" relativa alla "frequentazione di donne minorenni" da parte di Berlusconi.

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