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PAKISTANIl racconto: "Corpi in fiamme, sangue ovunque"

17.12.14 - 12:18
Parla un sopravvissuto all'attentato talebano nella scuola di Peshawar. Intanto compaiono le immagini del "day after"
Il racconto: "Corpi in fiamme, sangue ovunque"
Parla un sopravvissuto all'attentato talebano nella scuola di Peshawar. Intanto compaiono le immagini del "day after"

PESHAWAR - Shahrukh Khan si trova al Lady Reading Hospital di Peshawar, in Pakistan, avvolto in lenzuola ancora insanguinate.

Il 16enne è stato ferito a entrambe le gambe dai proiettili esplosi nel corso dell'attentato talebano di ieri. Nonostante la paura e il grande dolore il giovane è sopravvissuto fingendosi morto. Attorno a lui un'interminabile mucchio di cadaveri. "Ho visto la morte vicina", racconta Khan.

Il ragazzo si trovava con molti altri studenti nella auditorium della scuola gestita dai militari pakistani, quando quattro uomini armati hanno fatto irruzione nella stanza. "Qualcuno urlava, e abbiamo deciso di nasconderci sotto al tavolo", spiega. Un nascondiglio che non è servito a molto. "C'erano molti bambini sotto i tavoli. Quindi ho visto un paio di stivaloni neri venire verso di me".

Poco dopo Khan è stato colpito alle gambe. Nonostante il dolore bruciante ha capito che per farcela avrebbe dovuto trovare una soluzione. Il ragazzo ha quindi deciso di fingersi morto: "Ho attorcigliato la cravatta e me la sono messa in bocca per non urlare".

"L'uomo con i grandi stivali ha fatto uscire dal nascondiglio gli altri studenti e ha sparato contro di loro. Io restavo immobile, con gli occhi chiusi, in attesa di essere colpito di nuovo", spiega Khan.

Dopo qualche tempo, gli uomini, secondo lo studente, avrebbero lasciato l'auditorium. Ma Khan è rimasto immobile ancora per qualche minuto. "Quindi ho cercato di alzarmi, ma sono caduto di nuovo a causa delle mie ferite", spiega Khan. "Allora ho strisciato nella stanza accanto, ho visto il cadavere del nostro maestro, seduto su una sedia. Il sangue gocciolava giù dal suo corpo, che era in fiamme". Poco dopo il coraggioso ragazzino ha perso i sensi. "Quando mi sono svegliato, ero sdraiato in un letto di ospedale".

Rischio di nuovi attentati - Dopo la strage di ieri, costata la vita a 141 persone, i talebani pachistani hanno minacciato oggi nuovi attentati come "vendetta" per le operazioni dell'esercito nel nord-ovest e hanno esortato i civili a evitare scuole e altre istituzioni gestite dai militari.

La minaccia è contenuta in un comunicato di quattro pagine del gruppo armato estremista Tehrik-e-taleban Pakistan (Ttp) inviato a giornalisti. Nella nota il Ttp afferma di aver realizzato l'attacco alla scuola militare di Peshawar come rappresaglia "per l'uccisione dei compagni in carcere" e "per le operazioni militari" in corso da diversi mesi nel Nord Waziristan e nella Khyber Agency.

Secondo il gruppo fondamentalista, l'attacco di ieri è stato condotto da un commando di sei talebani guidati dal comandante Khalifa Omar Mansoor e "ha causato la morte di molti militari, compreso un colonnello, e di 200 bambini".

Il Ttp ha spiegato di voler colpire la scuola "perchè è una istituzione dell'esercito dove i bambini vengono istruiti per poi entrare in futuro nelle forze armate". Hanno poi aggiunto che dall'inizio dell'anno 600 detenuti e loro familiari sono stati uccisi dalle forze di intelligence.

Nel comunicato, si chiede la cessazione del "genocidio" della comunità tribale vittima delle "cosiddette operazioni militari" e il rilascio dei mujahiddin che sono in carcere

Reintrodotta la pena di morte - La sospensione della moratoria per la pena di morte annunciata oggi dal premier pachistano Nawaz Sharif a 24 ore dal massacro talebano riguarda solo i casi di condanne di terroristi alla pena capitale.

Un portavoce di Sharif ha confermato che "il primo ministro ha approvato l'abolizione della moratoria per le esecuzioni di pene capitali in casi collegati al terrorismo". Dal 2008, quando la misura fu introdotta dal governo del premier Asif Ali Zardari per evitare sanzioni economiche europee, i giudici continuano a comminare condanne a morte ma l'esecuzione è sempre stata automaticamente sospesa.

Solo una volta essa è stata eseguita ed ha riguardato un soldato condannato da una corte marziale e impiccato nel novembre 2012. Secondo Amnesty International nel braccio della morte vi sono almeno 8.000 prigionieri, molti dei quali hanno la sentenza passata in giudicato.

La sospensione temporanea delle impiccagioni era stata introdotta dal precedente governo guidato dal Partito popolare pachistano della famiglia Bhutto.

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