Agiscono di notte. Attraversano tunnel sotto terra in compagnia dei topi. Oltrepassano proprietà private e raggirano norme di sicurezza. Un ticinese ci racconta gli "Urban Explorers" di Londra
LONDRA - Pochi mesi fa una fotografia ha appassionato i media inglesi. Ritraeva un uomo appeso a un grattacielo in costruzione, di notte, a trecento metri di altezza, mentre osservava tranquillo il panorama. Vestito con scarponcini e giacca a vento pareva uno sherpa perso per strada. Si trattava di qualcosa di simile, ma l’uomo non si era perso affatto, era un “esploratore urbano” e quell’istante rappresentava il successo di un impresa pianificata da mesi.
Londra ha otto milioni di abitanti, cinquemila a chilometro quadro. All’ora di punta le strade sono intasate, i mezzi pubblici colmi e i marciapiedi brulicano di vita. È difficile immaginare un luogo più contaminato dall’uomo. Eppure la superficie nasconde un mondo inesplorato a soli due passi dal pendolare frettoloso. Pochi conoscono le stazioni fantasma della metropolitana per esempio. Chiuse al pubblico da decenni e difficilmente localizzabili, queste sono accessibili solo ripercorrendo i lunghi tunnel della metropolitana in compagnia dei topi.
Questo è il mondo degli “urban explorers”, un movimento silenzioso nato negli anni duemila dal desiderio di conoscere a fondo il territorio in cui si vive e riappropriarsi degli spazi urbani. Un’esperienza liberatoria, la definiscono alcuni, in risposta alla paranoia della sicurezza e alla cultura del rischio zero che modellano le nostre città.
Torcia alla mano, gli esploratori infiltrano luoghi solitamente inaccessibili o semplicemente dimenticati. Si organizzano da soli o in gruppo e si avventurano di notte. Ogni spedizione richiede documentazione, appostamenti, una pianificazione meticolosa e una buona dose di coraggio. La città è generosa e offre loro i suoi tetti, le sue torri, cantieri, tunnel, ponti, bunker, ospedali abbandonati, fabbriche in disuso, … Qualcuno ha addirittura arrembato una nave da guerra in rottamazione, in barba alle pattuglie dei militari.
C’è chi è spinto dal desiderio di documentare degli scenari insoliti con fotografie e video, chi dalla voglia d’avventura e il piacere dell’adrenalina. L’esploratore urbano lascia i luoghi intatti e non interferisce. Di ogni posto registra l’odore, il colore, la consistenza. La sua ambizione non è altra che fare l’esperienza di un luogo in prima persona, con la soddisfazione di sapere che quello spettacolo è negato ai più. L’attività non è propriamente legale però. Per farsi strada bisogna oltrepassare proprietà private e raggirare le norme di sicurezza. Non è raro che si venga scoperti e trattenuti da agenti di sicurezza o dalla polizia. Qualcuno è finito in guai seri.
Per questo l’improvviso interesse dei giornalisti non è piaciuto agli esploratori, che hanno bisogno di agire nell’ombra. La fotografia dell’uomo sul grattacielo ha fatto il giro del mondo e ha reso il fenomeno conosciuto. Ora che la loro esistenza è stata svelata sarà loro più difficile passare inosservati. Ma l’esplorazione non è finita.