Il tentativo è quello di adottare un testo condiviso, e per fare questo è necessario anche l'assenso degli Stati Uniti, sinora restii a firmare. L'ultimo tentativo di negoziazione, nel luglio scorso, si era concluso con un nulla di fatto proprio perché Usa, Russia e Cina avevano chiesto più tempo.
Pochi giorni fa il segretario di Stato americano, John Kerry, ha dichiarato che gli Usa - primi produttori al mondo di armi - sono pronti per un trattato forte, ma non accetteranno mai un documento che "attenti al Secondo Emendamento della Costituzione, quello che riconosce a ogni cittadino il diritto di possedere un'arma" e crei problemi alle imprese che esportano pistole e fucili.
La nuova bozza è stata criticata duramente dagli attivisti in quanto non impedirebbe i trasferimenti verso Paesi nei quali le armi potrebbero essere utilizzate per commettere o facilitare esecuzioni sommarie e torture. Le proteste arrivano tramite i portavoce della campagna Control Arms, creata da Amnesty International nel 2003 con il sostegno di centinaia di organizzazioni non governative: ritengono che il documento vada modificato poiché la versione attuale non risponde alle esigenze di chi chiede regole severe, ma al contrario si piega alle richieste dei maggiori esportatori.