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EGITTO/CANTONECristiano bruciato vivo in Egitto. Il diacono copto in Ticino: «Non abbiamo paura»

22.02.17 - 21:29
«La violenza contro di noi è sempre esistita», afferma Guirguis Mansour, che però ricorda: «La differenza di religione non dev'essere motivo di conflitto»
Cristiano bruciato vivo in Egitto. Il diacono copto in Ticino: «Non abbiamo paura»
«La violenza contro di noi è sempre esistita», afferma Guirguis Mansour, che però ricorda: «La differenza di religione non dev'essere motivo di conflitto»

AL-ARISH/LUGANO - Il sinistro videomessaggio era stato diffuso in rete lunedì: i cristiani «sono la nostra preda preferita», dicevano i miliziani di una “filiale” egiziana dell’Isis. E, oggi, è stata presentata la prima tragica risposta: due cristiani copti, padre e figlio, sono stati rinvenuti cadavere dietro a una scuola di al-Arish, nel nord del Sinai. Il primo ucciso da un colpo d’arma da fuoco. Il secondo bruciato vivo.

Come riporta al-Arabiya, Saad Hakim, 65 anni, e Medhat Saad Hanna, 45, erano stati sequestrati giorni fa da alcuni uomini armati. A ucciderli sono stati dei miliziani di Ansar Bayt al-Maqdis. Questo è solo l’ultimo di una recente serie attacchi ai cristiani in Egitto. Solo settimana scorsa altri due cristiani sono stati assassinati nel nord del Sinai. Risale a dicembre, poi, l’attentato alla Cattedrale copta del Cairo in cui morirono 28 persone.

«La violenza contro di noi è sempre esistita» - «In questo ultimo caso abbiamo visto i cadaveri, ma in Egitto ci sono tanti soprusi contro i cristiani di cui non si parla. La violenza contro di noi è sempre esistita», sottolinea Guirguis Mansour, diacono della Chiesa copta in Ticino che definisce le vittime «martiri». «Il governo fa tantissimo contro il terrorismo su tutti i fronti - aggiunge -, ma non può essere dappertutto». L’ultimo appello di Bayt al-Maqdis, del resto, non impressiona particolarmente il diacono: «Noi siamo al di sopra di tutto questo - afferma -. Questi terroristi non sono né musulmani né cristiani né buddhisti: sono degli strumenti del male, delle persone che versano in povertà e che vengono pagate per fare quello che fanno».

«La differenza di religione non dev'essere motivo di conflitto» - Mansour non teme nemmeno la possibile esplosione di una violenza settaria generalizzata nel suo Paese d’origine: «In Egitto siamo un solo popolo e la differenza di religione non dev’essere motivo di conflitto», assicura. Quando pensa ai suoi congiunti laggiù, il diacono ripone la sua fiducia nella Fede: «Le Scritture dicono “Benedetto sia l’Egiziano mio popolo”: non abbiamo paura», afferma.

 

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