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Il ministro dell'Interno tunisino auspica che il Regno Unito tolga il Paese dall'elenco delle mete a rischio
TUNISI - L'attentato di Sousse del luglio 2015 ha lasciato una traccia profonda nella memoria di due popoli: quello tunisino e quello inglese.
Tra i 38 morti dell'attentato di matrice jihadista c'erano ben 30 britannici, e da quel giorno il Foreign Office ha messo il Paese nordafricano tra le mete sconsigliate per i viaggi all'estero. Con conseguenze disastrose per il turismo locale: la presenza di inglesi nelle località balneari, quantificata mediamente in 440mila persone all'anno, dal giorno della strage è calata del 90%.
Ora il ministro dell'Interno tunisino, Hédi Majdoub, si è recato a Londra per discutere un rafforzamento della cooperazione con le autorità britanniche per aumentare la sicurezza dei visitatori e per far sì che il suo Paese non sia più percepito come una destinazione a rischio. Majdoub ha spiegato al Guardian: «Non stiamo dicendo agli europei: "Per favore venite in Tunisia: non ci sono minacce terroristiche". Ci sono, come in ogni altra zona del mondo. Ma siamo pronti a collaborare su ogni tema legato alla sicurezza così da migliorare la situazione, e ricostruire la fiducia nei nostri confronti».
Il ministro non ritiene che le mete turistiche tunisine siano più a rischio rispetto a qualsiasi grande città europea: «Pensate che i governi non siano sotto attacco a Parigi, Bruxelles o Istanbul? Il pericolo è ovunque. La domanda è: avete fiducia nei tunisini o no?»
