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VENEZUELAVenezuela senza zucchero, la Coca Cola sospende la produzione

21.05.16 - 21:12
Il Paese annaspa in una profonda crisi, segnata da un'inflazione che, secondo le previsioni, supererà il 700 per cento
Venezuela senza zucchero, la Coca Cola sospende la produzione
Il Paese annaspa in una profonda crisi, segnata da un'inflazione che, secondo le previsioni, supererà il 700 per cento

CARACAS - La crisi economica e politica morde in Venezuela e arriva a colpire uno dei prodotti di punta della sua agricoltura: la canna da zucchero. Tanto che perfino una multinazionale come la Coca Cola è costretta a sospendere la produzione della sua storica bibita per mancanza proprio di zucchero.

La FEMSA, il più grande imbottigliatore mondiale di Coca Cola che ha la base in Messico, ha sventolato bandiera bianca, spiegando che la produzione di bevande dolci a base di zucchero sarà sospesa dopo che i fornitori hanno dichiarato di non aver disponibile la materia prima.

Per produrre la Coca Cola, FEMSA ha bisogno dello zucchero dalla Venezuelan Agricultural Corporation of Sugar, un ente governativo. "Continuerà regolarmente, invece, la produzione di bevande senza zucchero", assicurano dalla multinazionale di Atlanta. Almeno per il momento quindi gli uffici e i centri di distribuzione nel paese resteranno aperti. Il gigante mondiale delle bibite non è il primo ad aver avuto delle difficoltà. Il mese scorso anche la più grande azienda nazionale di cibo e bevande, la Empresa Polar, ha sospeso la produzione di birra per mancanza di materie prime.

Il Paese annaspa in una profonda crisi, segnata da un'inflazione che, secondo le previsioni, è destinata a superare il 700 per cento e dalla mancanza di generi alimentari. I beni di prima necessita scarseggiano: non solo lo zucchero, ma anche la farina, le uova e il latte. E come se non bastasse anche farmaci e le forniture mediche non sono sufficienti a fronteggiare le necessità della popolazione. La crisi è aggravata dallo stallo politico che è seguito alle elezioni parlamentari di dicembre, vinte dall'opposizione al presidente Nicolas Maduro.

Per aggirare l'impossibilità di far approvare le leggi da un parlamento in cui non ha più la maggioranza il presidente ha dichiarato lo "stato di eccezione e di emergenza economica", attribuendosi poteri speciali. Questa mossa era stata bocciata dal voto dell'assemblea Nazionale che però è stata scavalcata ieri dal Tribunale Supremo di Giustizia (Tsj) che ha dichiarato costituzionale il decreto del presidente. In più l'opposizione continua a condizionare ogni possibile dialogo alla convocazione entro la fine dell'anno di un referendum per revocare il mandato di Maduro.

Il clima di tensione politica non fa che alimentare violente proteste di piazza, con saccheggi di supermercati, linciaggi di presunti delinquenti, e manifestazioni a suon di pentole (le "caceroleadas"). Il fantasma di un golpe militare viene evocato dall'opposizione, mentre Maduro, che ha convocato esercitazioni militari senza precedenti, allude a mani straniere che agiscono contro il suo governo.

Tra le cause della crisi economica, oltre ai contraccolpi politici seguiti alla morte di Hugo Chavez e alla gestione del governo, due elementi tra tutti: la siccità causata da El Nino che ha messo il sistema energetico del paese in ginocchio (con conseguenti blackout programmati, la settimana super corta per i dipendenti pubblici con soli due giorni lavorativi, la riduzione degli orari di apertura ai centri commerciali e l'entrata in vigore della nuova ora legale); e la drastica caduta del prezzo del petrolio sui mercati internazionali con la conseguente forte riduzione delle entrate.
 
 

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