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SVEZIANobel, Alexievich: "Io contro la Russia di Putin e Stalin"

08.10.15 - 20:38
"Il potere bielorusso fa finta che io non ci sia"
Nobel, Alexievich: "Io contro la Russia di Putin e Stalin"
"Il potere bielorusso fa finta che io non ci sia"

SVEZIA - L'Accademia di Svezia accende i riflettori sulla situazione politica in Russia e Bielorussia assegnando il Nobel per la letteratura a Svetlana Alexievich: un'irriducibile oppositrice di Vladimir Putin e Aleksandr Lukashenko.

Il significato politico di questa scelta si capisce già dalle prime dichiarazioni da premio Nobel della scrittrice e giornalista bielorussa, famosa per le sue opere di denuncia: "Io amo il mondo russo, il mondo umanistico russo, ma non amo il mondo di Beria, Stalin, Putin e Shoigu, questo non è il mio mondo", ha detto riferendosi anche al capo della polizia segreta sovietica e al ministro della Difesa russo, e accusando poi il Cremlino di aver invaso l'Ucraina.

Parole pronunciate in una conferenza stampa nella sede di un giornale d'opposizione a Minsk, il 'Nasha Niva', dopo aver ringraziato apertamente la Svezia "perché capisce il dolore russo". Alexievich ha raccontato gli ultimi anni dell'Urss e il postcomunismo ed è una scrittrice dissidente come lo furono in altre epoche Pasternak, Solzhenitsin e Bunin. A dichiararlo è di fatto lei stessa oggi in un'intervista alla tv svedese Svt: "Mi sono subito sentita circondata da grandi ombre, come Bunin o Pasternak - ha rivelato -, è un sentimento da un lato fantastico e dall'altro inquietante".

Il più prestigioso dei premi è stato assegnato ad Alexievich alla vigilia delle presidenziali bielorusse, dove il controverso Aleksandr Lukashenko correrà per un quinto mandato. E tra brogli e mancanza di trasparenza, sembra destinato ad avere successo. Si tratta dello stesso Lukashenko che - come racconta la stessa scrittrice - non si è neanche degnato di fare una telefonata alla sua strenua oppositrice, che è comunque la prima cittadina bielorussa a vedersi insignita del Nobel per la letteratura.

E del resto nemmeno il leader del Cremlino ha alzato la cornetta per chiamarla. Alexievich non si è risparmiata neanche oggi parole di biasimo per Lukashenko: "Il potere bielorusso - ha detto ai giornalisti - fa finta che io non ci sia, non pubblicano i miei libri, non posso fare discorsi da nessuna parte, non mi ricordo che la tv bielorussa mi abbia fatto una chiamata, neppure il presidente bielorusso". Ma ora qualcosa potrebbe cambiare: il governo di Lukashenko "sarà obbligato ad ascoltarmi", dice l'autrice di 'Preghiera per Cernobyl', sottolineando che "ci sono talmente tante persone stanche che non hanno più la forza di credere" e che il Nobel "può significare qualcosa per loro".

Nata 67 anni fa in Ucraina da padre bielorusso e madre ucraina, Alexievich non è di certo insensibile a quello che sta avvenendo nella repubblica ex sovietica in guerra, e oggi ha puntato il dito contro il Cremlino - accusato di sostenere i separatisti con armi e uomini - parlando senza mezzi termini di "occupazione" e "invasione straniera" da parte di Mosca e denunciando una Russia in cui "l'84%" delle persone "si rallegra quando della gente muore nel Donbass, ride degli ucraini e crede che si possa risolvere tutto con la forza". Immediata la reazione della presidenza russa: "Probabilmente Svetlana - ha detto il portavoce di Putin - non possiede tutte le informazioni necessarie per dare una valutazione positiva di ciò che sta accadendo in Ucraina".

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