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OLANDALa Palestina contro Israele all’Aia: “Le colonie sono cruciali”

25.06.15 - 06:14
L’Associazione Svizzera-Israele: "Siamo abituati agli attacchi"
La Palestina contro Israele all’Aia: “Le colonie sono cruciali”
L’Associazione Svizzera-Israele: "Siamo abituati agli attacchi"

L'AIA - Ramallah si preparava da tempo a questo momento e ora è arrivato. Come anticipato dal Guardian, il ministro degli Esteri dell’Autorità palestinese, Riyad al-Maliki, se tutto andrà come previsto consegnerà oggi il dossier contro Israele alla Corte penale internazionale dell’Aia, come richiesto dalla procuratrice Fatou Bensouda. Quest’ultima deciderà in seguito se procedere contro lo Stato ebraico sui tre punti chiave del documento: le colonie israeliane in Cisgiordania, il trattamento dei prigionieri palestinesi e l’ultima offensiva su Gaza.

"Un punto cruciale sul quale i palestinesi possono trovare unità fra di loro e appoggio da parte della comunità internazionale è senz’altro la colonizzazione", commenta Riccardo Bocco, docente di sociologia politica ed esperto di Medio Oriente dell’Istituto di alti studi internazionali di Ginevra. Innanzitutto, più degli eventuali crimini di guerra e abusi perpetrati dall’uno o dall’altro lato, gli insediamenti nei Territori sono un "elemento fisicamente visibile". La loro illegalità, poi, è inoppugnabile: "Oggi il diritto internazionale riconosce largamente la colonizzazione come un’occupazione benché per Israele, che parla di terre contestate, non sia così", spiega Bocco. Il docente trova così "giusta" la battaglia a colpi di diritto avviata da Abu Mazen su questo punto e ritiene possa rivelarsi un "elemento chiave per l’ottenimento di uno Stato indipendente": "Una chiara condanna dello Stato israeliano riguardo alla sua politica di colonizzazione rappresenta una possibilità per il lato palestinese di rivendicare nel quadro del diritto internazionale i suoi diritti territoriali". Come reagirà Israele alle accuse palestinesi? "In queste situazioni la posizione israeliana è quella di mettere avanti l’imperativo della sicurezza dello Stato e della popolazione israeliana e sostenere che, in ogni caso, le Nazioni Unite sono parziali", risponde l’esperto.

"Israele ormai è abituato ad attacchi di ogni tipo e alle continue risoluzioni dell’Onu nei suoi confronti", commenta invece Giuseppe Giannotti, portavoce dell’Associazione Svizzera-Israele, che lamenta invece come l’organizzazione internazionale chiuda invece gli occhi su "quanto avviene in Siria, è avvenuto in Sudan o quanto fa Boko Haram in Nigeria". Riguardo al tema delle colonie, Giannotti ritiene che si tratti d’insediamenti legittimi su terre contese che Israele non è pronto a lasciare come ha fatto a Gaza: "Nel 2005 Israele ha smantellato tutte le colonie nella Striscia in cerca di una prospettiva di pace e abbiamo visto cosa è successo – sottolinea il portavoce –: i fondamentalisti islamici di Hamas hanno preso il potere. Vista quell’esperienza, che è stata totalmente negativa, Israele vuole un accordo di pace prima di lasciare anche le colonie in Cisgiordania". Per l’Associazione Svizzera-Israele, il grosso problema è nella controparte: "La questione israelo-palestinese è controversa, delicata, dolorosa. Non c’è chi ha ragione o chi ha torto – sottolinea Giannotti –. Israele, però, ha un interlocutore non chiaro, diviso in due fazioni (Fatah e Hamas, Ndr) praticamente in guerra fra loro".

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