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GERMANIA“Il mio 9 novembre del 1989”

09.11.14 - 16:37
Quel giovedì per Else, direttrice di un istituto scolastico di Lipsia, fu l'inizio della fine sua carriera professionale. Il rammarico: "Della DDR non si doveva buttare via tutto"
“Il mio 9 novembre del 1989”
Quel giovedì per Else, direttrice di un istituto scolastico di Lipsia, fu l'inizio della fine sua carriera professionale. Il rammarico: "Della DDR non si doveva buttare via tutto"

LIPSIA – Else* la incontriamo a Lipsia, la città dove iniziò la fine della DDR.

"La galante", la "piccola Parigi sulla Pleiße", arricchitasi con l'industria tessile, capitale del rococò tedesco, nel '700, secolo aureo della letteratura tedesca, era una delle tre grandi capitali culturali della Germania. Centro del pietismo, città universitaria aperta e tollerante. E forse non è un caso che proprio nella più grande città della Sassonia, cuore pulsante dell'economia della Ddr, il 9 ottobre prese forma la protesta che portò al crollo del muro. E' lo stesso Joachim Gauck, pastore evangelico nella Repubblica Democratica di un tempo, oggi presidente della Repubblica federale, ad aver dichiarato, un mese fa, che "senza il 9 ottobre, non ci sarebbe stato il 9 novembre". Il primo mattone del muro di Berlino, infatti, venne giù a Lipsia.

Il quartiere dove visse Schiller - Else, ex cittadina della DDR, allora aveva 54 anni. La incontriamo a Gohlis, quartiere di 40mila abitanti a nord del centro di Lispia, dove il grande poeta tedesco Friedrich Schiller soggiornò e scrisse il secondo atto del "Don Carlos" e, nel 1785, la prima versione di "An die Freude", una delle sue poesie più celebri, che Ludwig van Beethoven adattò alla sua 9a sinfonia, diventata l'Inno alla gioia di tutti gli europei.

« Mai immaginato che potesse mai accadere » - Nella palazzina in cui Else abita da tanti anni, costruita ai tempi della DDR, il tempo sembra essersi fermato. Passeggiamo nel quartiere in una bella giornata di ottobre. Sulle strade acciottolate si affacciano immobili residenziali di inizio '900, dalle grandi finestre e dalle terrazzine sommerse dal verde. Else racconta che quel giovedì di novembre del 1989 per lei era stato un normale giorno di lavoro, come tanti altri. Direttrice di una scuola di economia, Else faceva parte, insieme al marito, impiegato al Distretto di Lipsia sempre in ambito formativo, della cosidetta classe intellettuale (la cosiddetta Intelligenz, ndr) che, nella bandiera della Repubblica Democratica era rappresentata dal compasso (il martello rappresentava gli operai e i contadini, ndr). "Nella DDR vi era la classe degli operai e dei contadini, degli intellettuali e degli artigiani", racconta la pensionata, che torna con la mente in quelle settimane d'autunno che cambiarono il mondo. "Quel 9 novembre tornai a casa dopo una giornata di lavoro e mio marito ed io accendemmo la tv. Non ricordo più se stavamo guardando l'Aktuelle Kamera (telegiornale della televisione della DDR che andava in onda ogni sera alle 19.30, ndr), quando vidi Schabowski (Günter Schabowski, il membro del Politbüro del comitato centrale della SED che annunciò involontariamente l'apertura delle frontiere della DDR, ndr) che diceva che le frontiere erano aperte da subito. Per noi fu una grande sorpresa, che nessuno si sarebbe mai immaginato potesse accadere".  

« Ero contenta del muro caduto, speravo in una DDR migliore » - Da quel momento le frontiere tra est e ovest erano svanite. "Ero contenta - continua la signora che oggi ha 79 anni - perché in quel giorno eravamo sicuri che finalmente avremmo avuto una Repubblica Democratica Tedesca migliore. Allora nessuno di noi si immaginava la fine della DDR e la riunificazione", racconta Else, che ricorda bene quelle settimane di ottobre del 1989, quando il centro di Lipsia veniva paralizzato dalle "manifestazioni del lunedì" (Montagsdemos, ndr), che ebbero inizio all'interno della Nikolaikirche.

Il lancio dei berretti della polizia del popolo in segno di solidarietà ai manifestanti - "Io nella DDR mi trovavo bene, anche se al partito non ero iscritta. Non ho mai partecipato alle manifestazioni di piazza. In tutti i casi, come insegna la storia, i primi a scendere in piazza sono coloro che non hanno nulla da perdere. Le manifestazioni, a parte qualche violenza iniziale, sono state pacifiche. Mi ricordo che una volta mi trovavo in stazione centrale, era in ottobre ed ero tornata a casa in treno. Fu impressionante vedere tantissima gente che urlava "Wir sind das Volk" (Il popolo siamo noi) e "Keine Gewalt" (No alla violenza). Mio padre mi raccontò di aver visto vicino alla Blechsbüchse (Barattolo di latta, soprannome dato dai lipsiani al grande centro commerciale del centro città, oggi chiamato Höfe am Brühl, ndr) gli agenti della polizia popolare lanciare i loro berretti in un prato in segno di solidarietà ai manifestanti".

Infatti i lipsiani che scendevano in piazza non volevano andarsene. E non chiedevano più soldi in busta paga, pensioni, prestazioni sociali o una diminuzione degli orari di lavoro. I manifestanti chiedevano una Repubblica Democratica tedesca migliore: una maggiore libertà di movimento, una partecipazione più attiva alla politica e protestavano contro i brogli elettorali delle comunali del 7 maggio.

La DDR ha pagato il 98% dei danni di guerra della Germania nazista - Un paese, la DDR, che da solo ha pagato risarcimenti per i danni causati dalla Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale pari a 99,1 miliardi di marchi contro i 2,1 miliardi della Germania Ovest, ossia il 97-98% della somma totale pagata dalla Germania. Ogni cittadino della DDR, dalla culla alla tomba, ha pagato 5.500 marchi in risarcimenti di guerra, contro i 42 marchi a testa dei tedeschi dell'ovest. Un paese, la DDR, dove il 92% dei cittadini di sesso femminile era attivo professionalmente e il tasso di natalità era quasi il doppio della Germania Ovest. E contrariamente alla Germania Ovest, non ci fu l'arrivo di "Gastarbeiter", ossia di lavoratori dalla Turchia, dall'Italia, dalla Spagna, e dal Portogallo. La Repubblica Federale, infatti, dopo il 1961, anno di costruzione del muro di Berlino, ha potuto disporre di 5 milioni di immigrati che sono andati a potenziare il sistema produttivo tedesco occidentale, mentre la DDR no. La percentuale di stranieri nella Repubblica Democratica non raggiungeva neppure l'1%. Eppure, a quei pochi stranieri, alle elezioni comunali dell'89 fu loro riconosciuto il diritto di voto. Un paese, la DDR, in cui l'80% dei 4,2 milioni di donne occupate, quasi la metà di tutte le persone attive, era in possesso di un titolo di studio. Una ogni quattro una laurea. Nel primario, i dati sono del 1988, l'89% delle donne impiegate nel settore aveva un diploma di studio, mentre il 12% aveva ottenuto un titolo universitario.

« Con il muro la situazione economica della DDR migliorò » - "Prima della costruzione del muro se la svignavano troppi medici e troppi ingegneri e la DDR rischiava il collasso. Da noi le università erano gratuite e il sistema scolastico di grande qualità. Non a caso la Sassonia è numero uno in Germania in fatto di qualità nella formazione scolastica e la Finlandia, che ha ripreso il modello formativo e scolastico della DDR, negli studi Pisa risulta tra le migliori", ha osservato Else. "E con la costruzione del muro la situazione economica migliorò notevolmente nella DDR. Negli anni '70 la DDR era il secondo paese industriale dei Paesi Socialisti, dopo l'Unione Sovietica", ha aggiunto.

Lo spettro della disoccupazione - Ciò che dice Else corrisponde al vero. La DDR, negli anni '70, figurava tra i 10 paesi più industrializzati al mondo, con un livello produttivo simile a Italia e Canada. Poi il declino. La vittoria è andata all'occidente e al capitalismo. I cittadini della DDR si accorsero dopo poche settimane le conseguenze del 9 novembre. "A Lipsia e in Sassonia, dove si concentrava buona parte dell'apparato produttivo della DDR, chiusero molte fabbriche tessili e meccaniche. Assistemmo tutti a una desertificazione industriale. Mi ricordo che a Lipsia, pochi mesi dopo la caduta del muro, fu chiusa un'azienda che produceva cuscinetti meccanici (La VEB DKF Wälzlagerwerk Leipzig, oggi Kugel- und Rollenlagerwerk Leipzig Gmbh, ndr). Restarono senza lavoro centinaia di operai. Fu uno choc per tutta la città". All'euforia dell'apertura arrivò presto la delusione della perdita di tanti posti di lavoro e il dramma della disoccupazione.

La prima volta nell’ovest - Else racconta la sua prima volta nella Germania Ovest. "La prima volta che andai in Germania Ovest, qualche settimane dopo la caduta del muro, non rimasi particolarmente entusiasta. A dire la verità mi diede fastidio vedere tutta quell'abbondanza nei supermercati. Mi chiedevo a cosa potessero servire 100 differenti tipi di biscotti. Meglio 10 tipi, ma fatti in modo naturale e senza conservanti. Troppo spreco".

Consumi e prezzi nella DDR - Di certo nella DDR, il cibo e i beni fondamentali non mancavano. Il consumo di carne ed insaccati era uno dei più alti al mondo: 95 kg a testa contro i 76 chili della Germania Ovest. "Un chilo di carne di maiale costava 10 marchi dell'est, la carne di manzo per gli involtini costava sui 12 marchi dell'est" - racconta Else - mentre il caffé era molto caro. Una confezione da 125 grammi di Mocca Fix costava circa 8 marchi o addirittura di più. Anche l'alcool, sul quale gravavano molte tasse per combattere l'alcolismo, era molto più caro rispetto ai prezzi in occidente". Nel 1988 il 54% delle economie domestiche della DDR possedeva un'automobile. Una Wartburg costava circa 23.000 marchi dell'est. In quegli anni vi erano pochi stati industriali che potevano vantare una percentuale così alta di possesso di automobili per uso privato. "I beni considerati non indispensabili, come automobili e televisioni erano molto cari" - ha commentato Else - "Un televisore mi ricordo che costava sui 6.500 marchi dell'est. Un capitale. Anche i frigoriferi erano molto più cari che in Occidente".

Confronto tra Germania Est e Germania Ovest - In Germania est si guadagnava in media 1.200 marchi dell'est contro i 2.000 della Germania Ovest; si lavorava 44 ore alla settimana (40,5 nella RFT); c'erano 78 televisori ogni 100 economie domestiche (87 nella RFT); 75 frigoriferi su 100 economie domestiche (93 nella RFT); 75 lavatrici su 100 economie domestiche (75% nella RFT). "Gli affitti erano molto meno cari allora. Nell'appartamento dove abito ora, un tre locali più o meno di 55 metri quadrati, pagavo 35 marchi al mese, oggi l'affitto è di 410 euro, spese incluse", aggiunge Else, che come tanti suoi concittadini, è preoccupata per l’arrivo in città, definita “la nuova Berlino”, di speculatori immobiliari .

Il rammarico di Else - La fine della DDR, coincise con la fine della carriera lavorativa di Else. "Ad inizio dell'ottobre del 1990, con la fine della DDR e la riunificazione, la scuola fu chiusa e fui prepensionata. Avevo 55 anni. Tanti della mia età conobbero la mia stessa sorte. Alcuni non riuscirono a vivere una nuova esistenza da disoccupati. Da noi il lavoro era un diritto. E si diedero all’alcool". Ormai sono passati 25 anni dalla caduta del muro ed Else non ha molti rimpianti: "Tutto sommato sono contenta di vivere nella Germania riunificata. Il mio rammarico è che la Germania unita si sia tenuta della DDR soltanto gli omini stilizzati dei semafori e poco più. Avremmo potuto mantenere quel che c'era di buono nella DDR, come il sistema scolastico, che era uno dei migliori al mondo, la parità tra uomo e donna, e tanto altro ancora. Purtroppo abbiamo buttato via tutto. E‘ un gran peccato. Il buffo è che abbiamo voluto e conquistato la democrazia e ora che ce l’abbiamo, in tanti qui si lamentano e non vanno neppure più a votare, perché tanto, dicono, votare un partito o l’altro non cambia niente, che tanto i politici fanno quello che vogliono loro e non sono espressione della volontà del popolo che li vota".

Della serie: “Wir sind das Volk”... 

* pseudonimo, nome conosciuto dalla redazione

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