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ITALIALa favola del Messi di Kirkuk

18.12.16 - 16:54
"Il sogno di Yar" è il documentario che racconta la storia di un 13enne curdo dal grandissimo talento
La favola del Messi di Kirkuk
"Il sogno di Yar" è il documentario che racconta la storia di un 13enne curdo dal grandissimo talento

ROMA - Una favola con il lieto fine all'inizio e si spera anche alla fine: è la storia di un ragazzino curdo di 13 anni, grande talento da piccolo fuoriclasse del pallone e grande voglia di riscatto. Il "Messi di Kirkuk" come è stato soprannominato si chiama Yar Saeed e la sua storia, anzi "Il sogno di Yar", che è quello di giocare in serie A in Italia, è diventato un film.

Il regista Roberto Manfredi ha raccontato la sua incredibile avventura in un documentario che è uscito in questi giorni a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, e poi sarà anche in Italia. Grazie al suo eccezionale talento calcistico, Yar, 13 anni, sogna di trasferirsi per sempre in Italia per giocare in Serie A, possibilmente nel Milan di cui è tifoso, soprattutto dopo aver incontrato, durante le riprese del film, Cesare e Paolo Maldini e Franco Baresi.

Il film-documentario che racconta la sua avventura è stato prodotto da Ruggero Guanella, ingegnere valtellinese (diventato nel frattempo il suo tutore) che progetta grandi opere pubbliche in Kurdistan e che attualmente sta lavorando al consolidamento della diga di Mosul, in Iraq.

Manfredi con la troupe ha seguito il piccolo Yar Saeed per oltre due mesi nel suo viaggio in Italia: Yar si è allenato per due settimane presso il Pavia Calcio, ha sostenuto due provini (al Brescia e alla Lazio), ha conosciuto tanti ex giocatori (oltre a Paolo Maldini e Franco Baresi anche Alessio Tacchinardi, Maurizio Ganz, Boban e molti altri) ed è stato ospitato allo stadio Meazza di Milano e all'Olimpico di Roma, in occasione della Gazzetta Cup.

«Ho accettato di girare questo film non solo per motivi umanitari - racconta Roberto Manfredi - ma anche per mostrare al pubblico italiano una realtà del calcio opposta alla nostra. In Iraq questo sport è vissuto come speranza, integrazione e libertà. In Italia, invece, è solo business e competizione da campanile». In Iraq, infatti, il "Messi di Kirkuk" è considerato un piccolo eroe nazionale, il simbolo di una speranza, poiché il calcio rappresenta una delle poche possibilità di integrazione con l'Occidente. Non a caso, questo sport è odiato dai fanatici dell'Isis.

A seguito dell'ottima accoglienza riservata al film da parte dei media locali e grazie all'appoggio delle autorità del Kurdistan iracheno, il produttore Ruggero Guanella è riuscito a fondare una scuola di calcio presso lo stadio di Erbil, portando con sé preparatori e tecnici italiani (come Fabio Tricarico, ex giocatore dell'Atalanta e del Torino), che periodicamente insegnano calcio a più di 500 bambini curdi. Un intero Paese aspetta di conoscere il lieto fine, quando Yar Saeed - una volta raggiunta l'età minima consentita dai regolamenti - indosserà finalmente la maglia di una squadra italiana.

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