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Southpaw sarà nelle nostre sale il 3 settembre. Protagonista un Jake Gyllenhaal tutto rabbia e muscoli. Ecco cosa ci ha raccontato sul suo personaggio
LOS ANGELES - Il pubblico del Festival del film sa fino a che punto il protagonista di Southpaw sia un tipo bellicoso. La sua storia è stata infatti una delle protagoniste della programmazione in Piazza Grande, una storia che vede la vita di un pugile andare in frantumi per una disgrazia che tuttavia non lo annienterà. Per calarsi nei suoi panni l’attore Jake Gyllenhaal ha dovuto infilare i guantoni ed entrare totalmente nel mondo della boxe. «Prima di questo film non sapevo come si combattesse sul ring e avevo paura di sembrare un imbranato. Per questo mi sono allenato più che ho potuto, per acquisire tutte le competenze. Questo ha cambiato il mio corpo e la mia mente e mi ha dato una fiducia che non avrei avuto altrimenti».
È per questo che ha voluto girare “Southpaw"?
No. Direi piuttosto perché parla di un uomo che impara a diventare padre, sebbene lui non ne abbia mai avuto uno. In questo mi sento legato al soggetto. I bambini sono la cosa più importante, uguale se siano i tuoi o quelli di un’altra famiglia.
Il suo personaggio ha a che fare con la rabbia. Come si gestisce questo sentimento?
Non sempre molto bene. A volte reagisco troppo in fretta. Questo ha anche distrutto dei rapporti. Ora ho imparato che così non funziona. Se si aspettano 30 secondi, si reagisce in modo diverso. Il film mi ha dato la possibilità di esplorare la mia rabbia e di essere curioso.
Cosa ha imparato da questa esperienza?
Che la recitazione è una zona sicura dove esprimere sé stessi. Ecco perché è così importante che questa arte sia conservata. Così anche i bambini possono imparare a esprimersi. Bisogna far uscire i sentimenti in un luogo sicuro e non dove potrebbero generare solo guai.
