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Si gioca per far soldi, si compra per esibizionismo: un commercio illegale che ha già portato eBay a cancellare diversi annunci
LUGANO - C'è chi, dopo «essermi tanto divertito per due settimane e mezzo», lo mette in vendita perché «non posso più giocare: devo lavorare e studiare». Prezzo base, 1800 dollari.
Così ti rendo la vita più facile - Chi è proprio qui che voleva arrivare, fin dall'inizio: «Sono uno studente e ho un sacco di debiti, ogni centesimo mi può aiutare». Figurarsi se si tratta poi di 1500 dollari, importo equo perché «quello che tu stai comprando è il mio account: ho investito tanto tempo e fatica per renderti la vita più facile».
Ma il rischio è l'espulsione - Chi, invece di caldeggiare comprensione, lusinga: «Avrai il profilo di un giocatore fortissimo... da mostrare ai tuoi amici!». Messaggi che si leggono da qualche ora online, dove il business è cominciato: quello degli account Pokémon Go in vendita, a cifre che destano perfino imbarazzo. Al punto che diversi annunci sono già stati cancellati dalle piattaforme dove vanno all'asta, eBay in primis, risultando contrari ai termini di servizio di Niantec.
Usa, Russia, regno Unito: perfino Israele e Turchia - Si rischia la disattivazione: perché «vendere, rivendere, affittare o noleggiare l'app o il tuo account» è vietato dal contratto di utilizzo. Ma le offerte si moltiplicano di ora in ora, provenienti da ogni parte del mondo: Stati Uniti, poi Regno Unito, Germania, Federazione Russa, Paesi Bassi, ma anche Israele, Portogallo, Turchia.
Da 100 dollari a cifre proibitive - Hieu Huynh, 21 anni, non si è curato di alcuna conseguenza: ha raccontato al Wall Street Journal come ha sborsato 100 dollari per un livello 12. E a lui è andata pure bene: i numeri sono ben più proibitivi. Addirittura c'è chi avrebbe messo la propria abilità su piazza per 7300 sterline, quasi 9500 franchi per un livello 23: offerta che nel tardo pomeriggio di ieri si annoverava fra quelle scomparse dai portali.
Fuori da ogni logica di mercato - Fino all'altro giorno erano ancora pochi spiccioli. Adesso sono diventati migliaia di dollari: utili ad alimentare un fenomeno che «è sempre esistito, specie online: celebre il caso di World of Warcraft – spiega Andrea Nembrini, gestore del negozio Open Games di Lugano – Giovani cinesi o coreani poco occupati passano le loro giornate a smanettare, portano il gioco a un livello alto e rivendono l'account su Steam: anche per 1000, 1500, 5000 franchi. Spesso vengono proposti anche contenuti inutili».
Il doping del videogioco - L'utilizzo di programmi per hacking, con i quali accedere o modificare un software, rende il tutto ancora più fuori legge. «Difficile che migliaia di Pokéball o Fortunuova siano state regolarmente vinte al gioco o acquistate con carta di credito: più facile che si sia trovata una falla nel sistema, per "comprare" senza sborsare denaro. Poi vendere l'account a terzi: e questa volta sì ricevere soldi veri. È il doping del videogioco».
Fa figo: è la malattia dell'apparire - Dove finisce il piacere della sfida con se stessi? «Non c'è. Però fa figo. Che cosa te ne fai di un account e un gioco a cui non sai giocare? Lo mostri agli altri». La truffa, fra l'altro, è dietro l'angolo, «come accade per tutto ciò che è digitale e non ufficiale. Ma che farci: è la malattia dell'apparire». Quanto all'esistenza di un traffico, in Svizzera, «io spero di no. Ma chi può dirlo. Si basa su contatti fra privati. E si tratta di qualcosa che esula da ogni logica di mercato».
