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SVIZZERABNS: franco troppo forte, «pronti a misure non convenzionali»

29.04.16 - 10:48
Il presidente della direzione generale ha promesso che la banca impiegherà tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire la stabilità dei prezzi a medio termine
BNS: franco troppo forte, «pronti a misure non convenzionali»
Il presidente della direzione generale ha promesso che la banca impiegherà tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire la stabilità dei prezzi a medio termine

ZURIGO - Il franco svizzero rimane tuttora sopravvalutato e la Banca nazionale (BNS) è pronta se necessario ad adottare misure non convenzionali per salvaguardare l'interesse della nazione: lo ha detto il presidente della direzione generale della BNS Thomas Jordan nel suo discorso all'assemblea generale dell'istituto tenutasi a Zurigo.

Jordan ha promesso che la banca impiegherà tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire la stabilità dei prezzi a medio termine. "Anche noi siamo ricorsi a mezzi non convenzionali e non esiteremo a ricorrervi ancora, se questo sarà nell'interesse generale del paese", ha sottolineato l'economista.

"Anche se ci siamo già spinti molto avanti con gli interessi negativi e con la nostra disponibilità a interventi, rimane ancora un margine di manovra che, se necessario, potremo sfruttare".

Secondo Jordan la valuta elvetica rimane ancora troppo forte nei confronti dell'euro, oggi scambiato a circa 1,0950 franchi. A suo avviso questo è dovuto alla debolezza della moneta dell'Eurozona.

Il presidente della BNS ha ricordato anche come l'abolizione del cambio minimo avesse fatto emergere timori di una recessione in Svizzera. Invece il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,9% nel 2015, una crescita secondo Jordan certo non vigorosa, ma che rappresenta un segnale favorevole. Per quest'anno la BNS si aspetta una progressione compresa fra l'1% e l'1,5% e un'inflazione allo 0,8%.

Nel suo intervento Jordan ha argomentato anche contro l'idea di un fondo sovrano, che a suo dire va scartata perché ridurrebbe drasticamente il margine di manovra della BNS, e contro l'iniziativa moneta intera: anche questa proposta minaccerebbe l'indipendenza della banca centrale.

Da parte sua il presidente del consiglio di banca Jean Studer si è concentrato sui suggerimenti di riforma della BNS di cui si dibatte nel paese. A suo avviso ampliare il mandato dell'istituto, inserendo fra gli obblighi anche la salvaguardia dell'impiego e della stabilità di cambio, significherebbe andare contro la realtà, senza portare miglioramenti tangibili rispetto alla situazione attuale. Le decisioni della banca tengono infatti già conto degli aspetti indicati: precisare le competenze ridurrebbe la flessibilità della politica monetaria.

Studer si è opposto anche a un allargamento della direzione generale, attualmente composta da tre membri: già oggi le riunioni decisive inglobano anche i membri supplenti e altre persone chiave della BNS. Inoltre ampliare il consesso comporterebbe il rischio di vedere gruppi di interesse cercare di piazzare propri rappresentanti nell'organismo.

L'ex consigliere di stato socialista neocastellano è pure contrario alla pubblicazione dei verbali delle riunioni. La trasparenza è certo importante, ma vi sarebbe il pericolo che i membri della direzione rinuncerebbero ad affrontare soggetti troppo delicati e ad affrontare dibattiti di fondo. La pubblicazione sarebbe inoltre contraria allo spirito di collegialità coltivato in Svizzera.

Iniziativisti: "Decida il popolo" -  È il popolo a decidere della costituzione e non la Banca nazionale (BNS): questa la reazione del comitato di sostegno all'iniziativa Moneta intera nei confronti dell'opposizione espressa oggi dal presidente della direzione della BNS Thomas Jordan alla proposta di modifica costituzionale. Come noto l'iniziativa vuole impedire alle banche di creare dal nulla denaro che, secondo i critici, finisce poi in inutili speculazioni e in grandi bolle finanziarie.

In un comunicato odierno il portavoce del comitato, Reinhold Harringer, afferma di non comprendere le critiche di Jordan nemmeno nel merito. A suo avviso la BNS avrebbe tutto il tempo per pianificare il cambiamento di sistema.

La riforma si limiterebbe inoltre ad ampliare il monopolio che ha la BNS sulle banconote anche al denaro elettronico scritturale, che viene oggi creato dalle banche. Tecnicamente non si farebbe quindi che sostituire il denaro contabile "privato" con soldi dello stesso tipo "pubblici".

Questo è quello che fra l'altro è già avvenuto cento anni fa, sostiene Harringer, dottore in economia ed ex responsabile delle finanze del canton San Gallo. "Allora il sistema finanziario non è crollato, bensì al contrario è diventato assai più stabile", afferma lo specialista, citato nel comunicato.

Depositata nel dicembre 2015, l'iniziativa "Per soldi a prova di crisi: emissione di moneta riservata alla Banca nazionale!, rappresenterebbe un cambiamento epocale per la politica monetaria svizzera, anche se secondo i promotori si tratterebbe in realtà semplicemente di completare un mandato costituzionale che ha oltre un secolo. Più di cento anni fa è infatti stato vietato alle banche di stampare soldi di carta: l'iniziativa aspira ad estendere il divieto anche alla moneta scritturale, vale a dire quella che esiste solo nelle registrazioni contabili e che oggi è elettronica.

Contrariamente a quanto si pensa comunemente, infatti, i soldi non provengono tutti dalla BNS: l'istituto centrale crea solo il denaro contante, che secondo i promotori dell'iniziativa costituisce però unicamente il 10% di quello esistente. Il rimanente 90% è moneta bancaria, sui conti degli istituti: sono le stesse banche a crearla, attraverso l'erogazione di crediti che vengono concessi senza che a monte vi sia un risparmiatore. Si dà in tal modo vita a soldi dal nulla, senza che prima esistessero.

Un sistema che secondo gli iniziativisti rappresenta un buon affare per le banche, ma non per il paese. Fra le altre cose con una moneta a pieno titolo, garantita dalla legge e creata dalla BNS, lo stato non sarebbe più ostaggio delle società troppo grandi per fallire. E il franco diventerebbe più sicuro.

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COMMENTI
 

bm51 7 anni fa su tio
Entriamo in Europa così ci autosodomizziamo. Scherzo naturalmente!

GI 7 anni fa su tio
Buone intenzioni ma, ho la netta impressione che la nostra BNS sia un "Davide contro Golia".....per vedere un franchetto più debole.....dovremmo andare a catafascio....e questo di certo nessuno da noi lo vuole !
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