Cerca e trova immobili

STATI UNITIObama: "La crisi è finita, l'America è risorta"

21.01.15 - 22:15
Il Presidente rompe gli indugi davanti al Congresso in seduta plenaria
Obama: "La crisi è finita, l'America è risorta"
Il Presidente rompe gli indugi davanti al Congresso in seduta plenaria

WASHINGTON - La crisi è finita, la recessione archiviata, le ombre di una ripresa economica in perenne sofferenza svanite. Barack Obama rompe gli indugi, e nel suo sesto discorso sullo stato dell'Unione, davanti al Congresso in seduta plenaria, sancisce di fatto la fine di un'era, l'uscita da anni bui e durissimi: "L'America è risorta e oggi è più forte".

Finora ammetterlo era stato un tabù. Ma i numeri dell'economia statunitense - con un pil che cresce oltre il 5% e una disoccupazione precipitata al 5,6% - certificano questa rinascita e non possono più essere ignorati. E servono al presidente americano per dire che è giunta l'ora di aprire una fase nuova, "un nuovo capitolo": "Stasera voltiamo pagina", perché "è inaccettabile - ammonisce - un'economia che va bene e che dà vantaggi spettacolari solo a pochi". Quello che serve è invece "un'economia che generi un aumento dei redditi e delle possibilità per tutti". Soprattutto per quel ceto medio che più ha stretto la cinghia negli ultimi sei anni.

Quello di Obama è un intervento tutto all'attacco. E l'impressione è che più che tendere la mano agli avversari politici l'intenzione del presidente americano sia quella di rilanciare con forza la sua agenda, non solo in politica economica, rispolverando quei toni più "populisti" che lo aiutarono a trionfare nel 2008 e nel 2012. Al di là dell'appello a lavorare insieme, insomma, nessuna reale concessione nelle sue parole, poco spazio per il compromesso con un Congresso oramai in mano alla destra. Piuttosto il tentativo di mettere a punto un programma che possa servire da piattaforma per la campagna elettorale del 2016.

E forse non è un caso che a poche ore dal suo discorso, arriva il grande sgarbo dei repubblicani: lo speaker della Camera, John Boehner, invita a parlare in Congresso il premier israeliano Benyamin Netanyahu (il prossimo 11 febbraio), che accetta. Inevitabile l'ira della Casa Bianca: "Non sapevamo niente". Ira non solo verso Boehner (il 'nemicò acerrimo di Obama negli ultimi anni) ma anche nei confronti del governo israeliano, che avrebbe violato il protocollo non informando l'amministrazione Usa. Un episodio che rischia di incrinare ancor di più i già gelidi rapporti tra Bibi e Barack.

Il 72% degli americani sintonizzati in diretta Tv per ascoltare lo 'State of the Union', comunque, promuove il presidente, e pensa che le politiche proposte vadano nella giusta direzione. Peccato che difficilmente troveranno uno sbocco, sottolineano molti media Usa. A partire da quella più ambiziosa: aumentare le tasse sui super ricchi e le grandi banche e società finanziarie per racimolare 320 miliardi di dollari in 10 anni, ed utilizzarli in gran parte per rafforzare gli sgravi fiscali per le famiglie con figli, garantire almeno due anni di college gratuiti per buona parte degli studenti, riconoscere il diritto a giorni di malattia e di congedo parentale retribuiti. Fumo negli occhi per la destra americana, che infatti parla di politiche "fallimentari".

E se il tema dell'economia è dominante (ha occupato oltre 20 minuti dell'intervento durato un'ora), con la stessa forza e determinazione Obama rivendica la sua leadership e quella degli Stati Uniti anche in politica estera, scrollandosi di dosso mesi e mesi di durissime critiche, dalla lotta all'Isis allo stallo dei negoziati con l'Iran. Il presidente ha invece ribadito che crede fortemente non solo nella necessità di porre fine all'embargo verso Cuba entro il 2016, ma anche nell'altrettanto storica svolta con Teheran, promettendo il veto sulle nuove sanzioni chieste in Congresso.

Veti e decreti. Così minaccia di governare Obama negli ultimi due anni alla Casa Bianca. E davanti ai repubblicani in Congresso si permette anche una battuta: "Oramai non ho più campagne elettorali da fare. Le ho vinte tutte". Parole che più di altre fanno capire quanto la strada dei compromessi sia più che mai stretta.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE