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CUREGLIAMa quali app: noi apriamo un negozio a km zero

29.09.14 - 06:13
Mentre la loro generazione sogna di sfondare con la tecnologia, Luca e Thomas inaugurano "Assapora", punto vendita di prodotti locali
Foto Ti Press
Ma quali app: noi apriamo un negozio a km zero
Mentre la loro generazione sogna di sfondare con la tecnologia, Luca e Thomas inaugurano "Assapora", punto vendita di prodotti locali

CUREGLIA - Due ragazzi e un sogno controcorrente: vendere prodotti a km zero, dietro al banco del loro negozietto che bandisce il cibo spazzatura, si rifornisce dagli agricoltori locali e ha un solo criterio di scelta: «La qualità». Fiera anomalia di una generazione che scommette sopra la tecnologia, Thomas Manni e Luca D’Urso, 22 anni e 21, da oggi si ritroveranno ogni mattino a Cureglia per accogliere i clienti di “Assapora”. 

Maturità informatica l’uno e commerciale l’altro, di Tesserete e di Cagiallo, hanno convogliato intenzioni e aspirazioni in un progetto che entra a regime stamattina, fresco dell’inaugurazione di sabato pomeriggio e del primo contatto coi clienti.

Impressioni?
Direi che è andata più che bene. L’afflusso è stato buono, sono arrivate almeno una settantina di persone e forse più. Basti pensare che in un’ora e mezza se ne sono andate trecento tartine e dodici litri di vino nostrano. 

Ve l’aspettavate così?
Siamo sinceri: non ci aspettavamo così tanta gente. A un certo punto abbiamo iniziato quasi a preoccuparci, temevamo di non riuscire a gestire il negozio. Ma in fondo anche questo fa parte dell’idea che ha portato alla nascita di Assapora: l’incontro con l’altro, in un ambiente cordiale, amichevole, senza fretta.

Prodotto più venduto?
La carne. Abbiamo venduto tanti affettati e salamini di selvaggina. Anche i formaggi sono andati bene: il büscion, lo zincarlìn e la formaggella.

Con che cosa ambite a conquistare il pubblico?
Assapora punta sul cibo nostrano. Vuole incentivare il consumo di prodotti agricoli locali. Non ci concentriamo su tipologie particolari, come può essere il biologico, ma sulla genuinità e l’origine. Abbiamo anche una gamma di prodotti non ticinesi, come l’olio, i pizzoccheri, la bresaola: vendere un’ipotetica bresaola ticinese non avrebbe senso. Il denominatore comune è la qualità.

Cosa trova chi viene a fare la spesa?
Affettati, formaggi, pane, pane senza glutine, uova, marmellate, passata di pomodoro, sale aromatizzato, pepe marinato, sciroppi. Carne fresca per ora no, ma abbiamo un progetto di consegna a domicilio, per il futuro. Poi acqua, birra svizzera, vino, gazzosa ticinese.

Che cosa non trova?
Coca, Sprite, chips. Insomma bevande e cibi "spazzatura". Il fatto che ci bombardino con la pubblicità non vuol dire che dobbiamo obbligatoriamente consumarli. Meglio fare delle scelte, più ponderate e salutari.

In che senso?
Oggi il cibo spaventa. La gente ha paura di mangiare. Vuole sapere da dove arriva il prodotto, se è sano, se corre il rischio sia contaminato. Parliamoci chiaro: al giorno d'oggi, trovandoci in un sistema economico consumistico e globalizzato, è meglio investire nei prodotti della nostra regione.

Voi quali garanzie date?
Abbiamo dei fornitori locali che garantiscono l’origine del proprio prodotto. Lavoriamo con due fornai, due viticoltori, un macellaio, un contadino che ci dà il formaggio, un’azienda agricola per le marmellate, un’altra per le uova. Per il latte ci appoggiamo alla latteria ticinese.

Qual è il vostro target?
Chiunque. Siamo un alimentari. Chi vuole mangiare bene, mangiare sano, può venire da noi.

Ci sono altri elementi che il cliente potrebbe prendere in considerazione. Il prezzo, per esempio: non temete possa penalizzarvi?

La qualità ha un prezzo. Per esempio vendiamo la passata di pomodoro, ticinese, a 7.90 franchi. Ma abbiamo anche la passata a 1.70, per arrivare anche a quelle famiglie che non potrebbero permettersi l’altra. Il km zero sta prendendo piede nel mondo. Noi speriamo che funzioni anche qui.

Com’è nata l’idea?
Abbiamo cominciato a elaborarla durante il servizio civile, che abbiamo svolto insieme. Siamo partiti con un progetto, lungo il percorso l’abbiamo corretto. Avevamo degli amici, figli di agricoltori, che dicevano non avere alcuna intenzione di rilevare l’azienda di famiglia: troppi costi e pochi guadagni, a causa delle grandi catene di distribuzione e i loro prezzi bassi. Perciò abbiamo pensato a un punto vendita diretto, che potesse essere un punto di riferimento per l’incontro fra contadino e cliente.

Come avete scelto i prodotti?
C’è stata una ricerca di cinque mesi. Siamo andati sul posto, conosciuto i fornitori, visto gli animali, siamo stati agli alpeggi. Naturalmente, tutto è in continua evoluzione. Al momento non teniamo le verdure. Vogliamo procedere gradualmente.

I piccoli fanno sempre più fatica a reggersi in piedi, sempre più negozi di prossimità rinunciano e chiudono. E voi?
Noi crediamo nella qualità. Comprare prodotti a km a zero significa investire nella propria terra, quindi confidiamo nel buon senso delle persone. Se il prodotto è genuino, non fa fatica. La gente è disposta anche a pagare qualcosa in più per averlo. In fin dei conti, abbiamo anche dei prezzi concorrenziali. Il nostro prosciutto viene 3,50 franchi l’etto, la mortadella di fegato 3,40, il salame di testa 3. Essere piccoli significa anche avere meno costi da sostenere e potersi permettere queste cifre. 

Il km zero si trova anche sugli scaffali dei supermercati. Perché preferire vostro?
Perché in quel caso si tratta di un chilometro zero globalizzato, con lo stesso prodotto distribuito in tutti i punti vendita del Cantone. È chiaro che non è lo stessa cosa: e comunque la si guardi, non sarà mai lo stesso tipo di prodotto. Poi, è vero, corriamo il rischio di essere sopraffatti. Ma abbiamo le nostre convinzioni e speranze.

Perché Cureglia?
La scelta è stata casuale, come spesso accade. Nelle intenzioni originarie, quando il progetto stava ancora prendendo forma, doveva essere un magazzino, ma sapevamo che aveva potenziale come negozio di alimentari, essendolo già stato in precedenza.

Non è una zona troppo decentrata?
Un negozio come il nostro a Lugano centro non avrebbe senso, vista la filosofia che sta dietro. Vogliamo anche recuperare piccoli nuclei, diventare un luogo dove scambiare chiacchiere. Ci sono tante realtà che potrebbero apprezzare un punto vendita come questo. L’ideale sarebbe aprirne un altro, fra qualche anno. Sicuramente siamo una realtà meno a buon mercato, ma anche noi abbiamo i nostri punti di forza. Il pane buono e pane senza glutine, i formaggi freschi il sabato, l’affettato nostrano a prezzi concorrenziali.

Di questi tempi i giovani inventano app per sfondare con la tecnologia. Non vi sentite anomali?
Il nostro motto era “Tornare alle origini”. A me, Luca, l’avanzamento della tecnologia spaventa. Si perde il contatto con la realtà; di più, con l’altro. La tecnologia unisce ma divide. Noi preferiamo la tradizione, il territorio, vogliamo intensificare il rapporto umano.

C’è chi ha usato la tecnologia per il km zero.

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