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CORRISPONDENZA ESTEROIn Bolivia c'è un diavolo. Siamo scesi in una miniera per conoscerlo

21.09.14 - 18:40
Si trova all'interno di una montagna, dove si estraggono minerali. Lì lavorano 10'000 persone. Almeno un centinaio i bambini. Ecco i minatori della montagna infernale
Foto A. P.
In Bolivia c'è un diavolo. Siamo scesi in una miniera per conoscerlo
Si trova all'interno di una montagna, dove si estraggono minerali. Lì lavorano 10'000 persone. Almeno un centinaio i bambini. Ecco i minatori della montagna infernale

BOGOTÀ - Siamo a Potosì, in Bolivia, seduti di fronte a un diavolo, a circa un chilometro e mezzo nel ventre del Cerro Rico, una montagna a più di 4000 metri di altitudine da cui si estraggono minerali, principalmente argento, da circa 450 anni. La bocca del Tio, questo il nome del diavolo, è piena di sigarette, il corpo è ricoperto di foglie di coca e nella sua mano tiene il suo enorme fallo eretto. Wilson, un ex minatore che oggi ci fa da guida all'interno della montagna, ci chiede di spegnere le nostre lampade, mentre con la sua illumina una bottiglietta di alcol potable, a 96 gradi, e dopo aver versato alcune gocce sulla statua, fa un sorso e la passa al resto del gruppo. Il liquido sembra evaporare al contatto con la lingua, il resto servirà a sciogliere i nervi per affrontare il chilometro che ci manca all'uscita della miniera. 
 
Dopo aver passato la bottiglietta a tutti, Wilson fa una richiesta al Tio: che ognuno di noi possa avere fortuna nella vita. Ci spiega poi che una volta entrati in miniera si è nel regno del Tio. Questo dio fu introdotto dagli spagnoli per spaventare e sottomettere i lavoratori indigeni, per questo motivo le sue sembianze sono quelle del diavolo. Ma con il trascorrere degli anni i minatori si sono appropriati di questo simbolo, trasformandolo nel dio che domina il loro buio mondo. Egli non è solo maligno, è colui che protegge e porta fortuna a chi si impegna nelle offerte di foglie di coca, sigarette e alcool. 
 
Questo mondo sotterraneo è suo, egli può ucciderti con una carica di dinamite inesplosa, con i gas tossici, un crollo... ma è anche colui che ti fa trovare una ricca vena di minerale e ti fa tornare a casa sano e salvo. Ogni minatore ha un gran rispetto nei suoi confronti. 
 
Il Cerro Rico conta tanti tunnel da far invida al nostro Gruyère, nelle sue miniere lavorano circa 10'000 persone, tra questi qualche centinaio di bambini, alcuni dei quali hanno appena 10 anni. Non è un'informazione tenuta segreta, in questa parte di mondo il lavoro minorile è un dato di fatto e non si discute tanto se debba o meno esistere quanto su quali leggi applicare per tutelare meglio i bambini costretti a lavorare. Una realtà dura da accettare. 

Alcuni dopo il turno in miniera vanno anche a scuola, sognando di poter un giorno uscire per sempre alla luce del sole, ma per tanti questo sogno non si avvererà mai. Continueranno infatti per anni a lavorare in condizioni durissime, in spazi angusti, con l'aria resa quasi irrespirabile dalla polvere di arsenico, zolfo e altri minerali, con turni che possono durare anche 20 ore. Se non muoiono per esplosioni, gas tossici o crolli, i minatori quasi sicuramente moriranno di silicosi, che lentamente consuma i loro polmoni.
 
Tutto questo oggi si può sperimentare anche come turista, infatti alcune compagnie offrono tour guidati nelle miniere, per circa 3 ore si possono percorrere i tunnel utilizzati quotidianamente dai minatori, attraversando il promontorio da parte a parte, un'avventura non adatta ai claustrofobici.

Prima di risalire il pendio ed entrare in una delle circa 500 entrate, si visita un impianto dove viene processata la materia grezza, nelle sue vasche avviene una prima purificazione dei minerali. C'è anche il tempo per una breve visita al mercato, dove chi vuole può comprare foglie di coca, gassosa, alcol potable o dinamite da portare in regalo ai minatori. Quest'ultima non viene venduta se non dopo una certa dose di insistenza e Wilson si diverte nel mostrarci come senza innesco il candelotto sia inerme e per dimostrarlo lo getta con forza ai nostri piedi.
 
Camminare all'interno di una miniera attiva non è proprio una passeggiata, ci sono diversi momenti in cui bisogna accucciarsi, camminare nel fango e nell'acqua, evitare di picchiare la testa sui tubi che portano l'aria compressa ai macchinari, passare sotto travi rotte, pezzi di parete crollata o formazioni rocciose che sembrano stalattiti ma che Wilson ci dice essere arsenico, misto ad altri minerali. In fretta ci si rende conto della pericolosità del luogo e delle orribili condizioni di lavoro. Poi, poco prima di uscire, incontriamo Giovanni, un ragazzo di 20 anni che da due lavora in miniera. Ogni giorno cammina 45 minuti all'interno della montagna per raggiungere la vena a cui lavora con due zii, poi quando ha raccolto abbastanza minerale fa il percorso verso l'uscita con 40 chili sulle spalle. Gli regaliamo le foglie di coca che abbiamo comprato al mercato, e mentre lo guardiamo allontanarsi speriamo che abbia la fortuna di trovare un altro lavoro.

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