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BERNA / CANTONELa seta torna in Svizzera: e ora sogna il Ticino

18.09.14 - 06:00
In vendita da venerdì 19 la prima collezione: 200 cravatte e 50 foulard realizzati grazie agli allevamenti di bachi dismessi cent’anni fa e ripresi nel 2009. Trenta contadini, uno solo ticinese: «Ma è qui che vorremmo crescere», giura il presidente dell’associazione Swiss Silk
La seta torna in Svizzera: e ora sogna il Ticino
In vendita da venerdì 19 la prima collezione: 200 cravatte e 50 foulard realizzati grazie agli allevamenti di bachi dismessi cent’anni fa e ripresi nel 2009. Trenta contadini, uno solo ticinese: «Ma è qui che vorremmo crescere», giura il presidente dell’associazione Swiss Silk

HINTERKAPPELN - La seta è tornata: ha l’aspetto di duecento cravatte in tre tonalità di colore, blu grigio e marrone, e di cinquanta foulard a tinta unica, di nuovo blu. Nei negozi di Hausen am Albis e Zurigo saranno in vendita da venerdì, uno shop online le distribuirà anche fuori dal Canton Zurigo. Fino a esaurimento scorte, che promette di esser rapido visti i numeri: ma resta un buon inizio, per un Paese dove i bachi si davano per persi.

 

Da Project Manager a contadino - Sono tornati nel 2009, grazie all’iniziativa di Ueli Ramseier: project manager che ha girato il mondo per lavoro, ha visitato il Pakistan, l’Iran, l’India, si è occupato di informatica prima di tornare ai propri lidi, Canton Berna, e studiare per diventare contadino. Cinquantadue anni, una figlia di 27 e un figlio di 22 «che corre a dare una mano appena riesce», continua a lavorare in ufficio ma dal 2007 produce anche nocciole per il cioccolato. Il suo sogno, però, era la seta. Già nel 2002 era venuto in Ticino per provare a realizzarlo come immaginava.

 

Prima le nocciole, poi la conquista del Ticino - «Volevo ripartire da dove la produzione era finita, nel 1914: ho contattato enti e agricoltori, ma non ho avuto il riscontro che speravo». Sette anni più tardi ha deciso di provarci, lui da solo. Ha piazzato settecento bachi a Hinterkappeln, che nel frattempo sono arrivati a 30mila; quasi 50mila invece se si calcolano anche quelli allevati dagli altri 30 contadini progressivamente coinvolti nel progetto, compresi i simpatizzanti o chi semplicemente coltiva gelsi: 4200 piante attualmente in varie parti della Svizzera, 20 delle quali nel Bellinzonese. L’unico contadino locale ad aderire è uno svizzero tedesco che «è poco attivo: ma nel Ticino io confido ancora. Spero che l’associazione cresca proprio lì».

 

Sognando mezza tonnellata - Quest’anno Swiss Silk ha prodotto 20 chili di seta, il doppio di quanto si attendeva: «Una produzione straordinaria. Di norma, per fare un chilo servono 4-5mila bachi». Il doppio anche dell’anno precedente: con la quantità del 2013, Weisbrod ha prodotto i primi modelli, che ora attendono la risposta del mercato. «La seta svizzera è solo al 60%, il resto viene dal Brasile. Sono onesto, la nostra non era sufficiente: non abbiamo potuto produrre orditi. Abbiamo voluto essere trasparenti, dichiaralo subito». I venti chili ancora grezzi del 2014 già assicurano molto di più, ma è al futuro più lontano che si guarda: «L’idea è di raggiungere i 500 chili. Personalmente voglio arrivare a 80mila bachi. Ma servono più produttori: almeno dodici. Non fa bene che uno solo, in questo caso io, sia preponderante».

 

Un milione di bachi nelle campagne svizzere - Al momento sono nove: «Ma a concentrare la produzione siamo in quattro: vicino a Berna, Basilea, Lucerna, Lago di Costanza. Gli altri hanno appena cominciato, come me nel 2009». Otto invece hanno piantato i gelsi; altri offrono interesse e promesse. «Abbiamo un lungo percorso davanti. Ma io spero in uno sviluppo rapido». I numeri sono severi: servono un milione di bachi per raggiungere il peso cui si aspira. A quel punto, però, non sarebbe più una produzione di nicchia e si potrebbe anche coinvolgere altre etichette. «Ci stiamo già pensando. Anche in questo caso, dipendere da una marca sola non è una buona cosa. Ce ne vorrebbero almeno cinque. Sono in contatto con altre tre. Con una è quasi fatta, ma preferisco non aggiunger altro, per superstizione». Centocinquanta franchi per una cravatta, 220 per un foulard: i prezzi iniziali non si discostano molto da quelli che Weisbrod realizza con seta non autoctona, 90 e 180. «Non vogliamo guadagnare: solo diffondere una produzione locale».

 

Per acquistare, seguire i link su www.swiss-silk.ch

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