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ITALIAPrandelli: "Balotelli vive lontano dalla realtà, io non sono scappato"

21.07.14 - 11:43
L'ex ct, ora allenatore del Galatasaray, è tornato a parlare della sua esperienza in azzurro
Keystone/Vassil Donev
Prandelli: "Balotelli vive lontano dalla realtà, io non sono scappato"
L'ex ct, ora allenatore del Galatasaray, è tornato a parlare della sua esperienza in azzurro
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ROMA (Italia) - “Sono stato attaccato crudelmente. Va bene. Ma non devo sentirmi una vittima. Non ne ho il diritto”. Ha iniziato così Cesare Prandelli l’intervista concessa al Corriere della Sera, in cui ha ripercorso la sua deludente avventura in Brasile da ct dell’Italia e ha accusato gli italiani di poco amore per la Nazionale.

“Con la nazionale è il progetto che non ha funzionato! Pensavamo di giocare in un certo modo e non ci siamo riusciti. Pensavamo di mettere in difficoltà la Costa Rica e non ce l’abbiamo fatta. Questo era il progetto tecnico. Ed è fallito. Punto. La responsabilità è mia. Il campionato mi ha dato indicazioni e ho cercato di seguirle. Ho pensato che, con gente di qualità in mezzo al campo, avremmo trovato facilità di manovra e profondità con gli esterni. Con la Costa Rica non ha funzionato. Avevo Cerci, Insigne, Cassano, Balotelli, quattro attaccanti che in campionato hanno mostrato il loro valore. Non siamo riusciti a creare una palla gol e siamo andati dodici volte in fuorigioco. Ho messo quei quattro e pensavo di vincere la partita. E, ripeto, ho fallito. Ma non cambierei le convocazioni”.

Su Balotelli ha detto: “Mario è un ragazzo fondamentalmente buono. Non è un ragazzo cattivo. Ma vive in una sua dimensione che è lontana dalla realtà”.

"La cosa che più mi ha ferito? L'accusa di essere scappato, l'idea della fuga. Non è vero. Non sono scappato da nessuno. L’ho dimostrato nella mia vita, personale e professionale. È successo a Parma, dopo il crac Parmalat: sono scappati in tanti, io sono rimasto e con la mia squadrettina siamo arrivati quinti. È successo a Firenze. Non sono scappato. Sono rimasto al mio posto da solo, con i dirigenti inquisiti in Calciopoli, e nonostante questo, senza penalizzazione, saremmo arrivati secondi in campionato. E non sono scappato dalla federazione: siamo tutti dimissionari! Secondo me chi ha scritto e detto certe cose si deve vergognare”.

Secondo l'ex ct, che ha anche escluso categoricamente un suo ritorno sulla panchina azzurra in futuro, in Italia manca amore per la nazionale: "La Germania, quando ha avuto difficoltà, si è chiesta: qual è la nostra squadra più importante? Non ha risposto Bayern o Borussia. Ha risposto Mannschaft e tutti si sono messi al servizio di quella. Nelle squadre italiane giocano il 38% di italiani. La stessa Juve ha sei titolari stranieri. Puntare sui settori giovanili, dicono. Ma se sono pieni di stranieri? Di cosa stiamo parlando?”. (itm/red)

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